L'arcivescovo Braz de Aviz tra i nuovi cardinali: testimoniare l'amore di Dio nel
mondo
Tra i nuovi cardinali c’è anche l’arcivescovo brasiliano João Braz de Aviz,
prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita
Apostolica. Silvonei Protz lo ha intervistato sul significato di questa nomina
cardinalizia:
R. – Questa
nomina cardinalizia non è importante solo per la persona che lo riceve come una missione,
ma io la vedo anche come un servizio, come una maturazione di un cammino che Dio ha
scelto per alcuni. E’ una strada fatta di molta responsabilità, che ci chiama a dare
una testimonianza con il Collegio dei cardinali. Una testimonianza profonda, di comunione,
di servizio vicino al Santo Padre, che è la persona che ci riunisce tutti.
D.
Lei diventa cardinale in questo 2012, Anno della Fede…
R. - Io sono contento
di diventare cardinale proprio nell’Anno della Fede: senza la fede questo non ha alcun
significato! Sono contento che questo avvenga nell’anno in cui si cerca anche questo
rapporto più profondo di luce della nuova evangelizzazione, cioè un’evangelizzazione
poggiata più sulla testimonianza, sulla trasparenza, sulla cura pastorale delle persone
e poggiata anche su una vita di comunione che deve essere rafforzata nelle nostre
comunità, nella Chiesa: si tratta di promuovere sempre di più uno spirito di famiglia.
D. – La Chiesa ha sempre più bisogno di questa testimonianza della fede e
dell’amore vissuto anche al proprio interno …
R. - Queste sono cose belle,
di cui tutti noi abbiamo bisogno. Chissà che rivivendo queste cose - e noi cardinali
vogliamo dare il nostro aiuto in questo senso, attraverso le varie mansioni che ci
sono affidate qui a Roma e nel mondo - possiamo vedere questa Chiesa brillare di un’esperienza
sempre più profonda della luce di Dio, quella luce che è amore per le persone e che
è risposta di felicità per le persone.
D. - E lei come si sente in questo
nuovo contesto?
R. - Io penso di essere un semplice “tassello” tra quanti
compongono una cosa più grande. E lì, c’è il mio lavoro, di servizio, di testimonianza
che io devo dare. Però c’è un corpo intorno a ciascuna persona che bisogna comporre
nella comunione di tutti.