2012-02-17 08:15:56

Crisi economica in Europa: Angela Merkel oggi a Roma


In Italia la crisi continua a creare disoccupazione: secondo l’Istat, 80 mila giovani hanno perso il lavoro negli ultimi 9 mesi, mentre corruzione ed evasione fiscale, a 20 anni dall’inizio di Mani pulite, hanno raggiunto cifre record. Intanto, oggi il cancelliere tedesco Angela Merkel è a Roma, dove incontrerà il premier italiano Monti e il capo di Stato Napolitano. Al centro dei colloqui, in vista dell’Eurogruppo di lunedì, la crisi europea e, in particolare, le iniziative per salvare la Grecia dalla bancarotta. Il servizio di Laura Serassio: RealAudioMP3

L’economia europea è praticamente ferma, la locomotiva tedesca non traina più, l’Italia è in forte recessione. Solo il Pil francese sui dati del quarto trimestre 2011 segna un rialzo. In questo contesto si è abbattuta sugli istituti di credito europei la scure dell’agenzia di rating Moody’s che ha declassato 114 banche, delle quali 24 italiane. A Carlo Altomonte, docente di politica economica europea presso l’Università Bocconi, Stefano Leszczynski ha chiesto quali saranno gli effetti concreti di questo declassamento RealAudioMP3

R. – Le conseguenze sono che le obbligazioni con cui questi istituti si finanziano sul mercato a lungo termine diventano leggermente più rischiose, ma si tratta semplicemente, per alcuni istituti o anche per alcune regioni italiane, di uno step da A3 ad A2. Il costo del finanziamento e della raccolta di denaro per questi istituti, quindi, sale leggermente. Le ragioni per cui Moody’s l’ha fatto sono abbastanza note e naturali: il rating di ogni istituto di credito è molto vicino al rating del Paese in cui questo istituto ha la sede legale o, comunque, una maggiore base di operazioni. Avendo perciò declassato il rating italiano la scorsa settimana, com’era nelle previsioni – peraltro, ritengo che il declassamento sia anche minore rispetto a quello che si potesse pensare, perché il declassamento è stato di un gradino piuttosto che di due -, ha anche adeguato il rating degli istituti di credito operanti in Italia e negli altri Paesi declassati.

D. – Quello che viene da chiedersi è il ruolo di queste agenzie di rating. E’ effettivamente così importante lanciare questo tipo di allarme sui mercati o sono manovre che hanno un significato diverso da quello che normalmente si potrebbe interpretare?

R. – E’ fondamentale avere dei rating, perché la complessità dei prodotti e dei titoli finanziari che ci sono oggi, la loro numerosità e la rapidità con cui gli operatori devono prendere delle decisioni, richiedono la presenza di agenzie in grado di dare un’opinione su quanto è il rischio di un determinato titolo. In questo modo si facilita molto il lavoro degli operatori e, evidentemente, questo garantisce maggiori condizioni di liquidità. Per cui, se non ci fossero, avremmo dovuto inventarle. Quello che ogni tanto lascia un po’ sospettosi, è la tempistica con cui questi rating vengono dati: spesso e volentieri, sono dei rating che, più che guardare avanti, guardano indietro oppure avvengono alla vigilia o subito dopo una serie di decisioni politiche. Non c’è una correlazione di natura deterministica tra questi eventi: a volte il mercato anticipa quello che poi le agenzie di rating certificano e a volte le agenzie di rating si portano avanti, con le loro analisi, rispetto a dei comportamenti di mercato e questo, quindi, crea poi degli scompensi. E’ fondamentale comprendere una cosa: non si tratta di oracoli. Sono un’opinione, tra le tante, che ci dobbiamo e ci possiamo formare nel momento in cui valutiamo la bontà dei prodotti finanziari.

D. – Ieri sono usciti anche dei dati che indicano una nuova recessione dell’Italia. Un ‘downgrade’, da parte di un’agenzia di rating come Moody’s, sull’Europa, rende le cose più difficili per la ripresa economica?

R. – Sicuramente aumenta il costo del finanziamento, e quindi non agevola la circolazione di credito e, di conseguenza, non favorisce una ripresa veloce. Tuttavia, sappiamo anche che la Banca Centrale Europea, a fine febbraio, interverrà con ulteriori iniezioni di liquidità che dovrebbero, da questo punto di vista, dare una mano. Per fortuna la Banca Centrale Europea è immune dal rating, entro una certa misura, nel momento in cui deve accettare il collaterale per le garanzie che dà quando eroga liquidità, e questo è sicuramente un bene.

D. – Semplificando all’eccesso, possiamo dire che non c’è uno “sgambetto” da parte del mercato americano nei confronti di quello europeo con un declassamento del genere?

R. – No, in questa fase non mi pare. Magari potevamo ipotizzare degli scenari un po’ più ‘complottisti’ lo scorso novembre, ma in questa fase, in realtà, i fondi americani stanno lentamente tornando in Europa, perché hanno visto che forse, l’Europa, ha imboccato una strada lenta ma giusta per uscire dalla crisi. Certo, gestire bene la questione greca sarà importante. (vv)










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