Bufera malasanità
sugli ospedali romani. Dopo le denunce di alcuni quotidiani capitolini sulle inefficienze
dei pronto soccorsi, la procura di Roma ha aperto un’inchiesta per far luce sulla
mancanza di posti letto, sulle ore di attesa di pazienti anche gravi, sulle cure mediche
praticate in terra tra sporcizia e indifferenza generale. Emblematica la vicenda
di un collega di questa emittente, Alessandro Guarasci:”Mia madre di 79 anni, malata
di tumore alle vie biliari, è stata portata al pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Andrea
il 31 gennaio. Aveva febbre, non si muoveva sulle sue gambe, era semi incosciente.
Dapprima volevano darle un codice verde, poi dopo le rimostranze di mio padre le è
stato assegnato un codice giallo. Notizie sulle sue condizioni sono state date a me
a mio padre solo dopo sette ore di attesa, a mezzanotte e mezzo”. “Nei giorni successivi- racconta Guarasci- il pronto soccorso era affollatissimo,
i pazienti ricoverati erano anche una trentina, ammassati lungo i corridoi e in uno
stanzone, con uno spazio tra un letto e l’altro non era superiore ai 60 centimetri.
Domenica mattina 5 febbraio, per circa un’ora, ho contato un solo infermiere per 18
pazienti. Tra l’altro mia madre, al pronto soccorso ha subito una procedura operatoria
per via endoscopica in anestesia generale. E’ rimasta lì fino alla sera di domenica
5, quando, dopo mie ripetute richieste, è stata trasferita a Chirurgia 3, anche se
per la sua patologia sarebbe stato più indicato Gastroenterologia dove era stata più
volte ricoverata nei quattro anni precedenti”. Giovedi 9- conclude il giornalista
della Radio Vaticana- mia madre purtroppo è deceduta, alle 16, senza che nessuno in
mattinata ci abbia avvisato del precipitare della situazione”. Una storia di cattiva
gestione del comparto sanitario laziale che aspetta giustizia(di Federico Piana)