Nagorno-Karabakh: dopo 18 anni trattative ancora bloccate. L'esperto: "L'intera regione
resta instabile"
Anche in assenza di guerre combattute, la regione del Caucaso resta un’area di tensioni.
In particolare restano difficili le relazioni tra Armenia ed Azerbaijan, da due decenni
in conflitto per il controllo della regione del Nagorno-Karabakh, che si trova in
territorio azero ma è abitata principalmente da armeni. Sull’importanza di questo
contrasto, Davide Maggiore ha sentito il parere di Lawrence Sheets,
analista e responsabile del progetto Caucaso dell’International Crisis Group:
R. - Quello
che bisogna capire è che non stiamo parlando solo di un conflitto che potrebbe eventualmente
sorgere tra Azerbaijan e Armenia, ma di uno scontro che potrebbe diventare rapidamente
regionale, trascinando potenze come la Turchia, la Russia e l’Iran, in un’area strategicamente
importante per il mondo, dove, per le forti rivalità e le importanti riserve energetiche,
le implicazioni potrebbero essere gravi per l’Europa e per l’intera regione.
D.
- Come influisce il conflitto tra Armenia e Azerbaijan sugli scenari regionali del
Caucaso?
R. - Credo che fin quando ci sarà questa situazione, con due Paesi
che hanno accumulato grandi quantità di armi e una linea del fronte di 180 chilometri
tra le due parti, scontri sporadici che provocano dozzine di morti all’anno, una retorica
ostile, la regione non può che mantenersi in una situazione instabile. Se ci fosse
un nuovo conflitto vero e proprio in Nagorno-Karabakh o tra Azerbaijan e Armenia,
non è chiaro fino a che punto la Russia sarebbe coinvolta…
D. - Si tratta di
un conflitto ben lontano dall'essere risolto…
R. - Sfortunatamente il conflitto
è in un serio stallo per quanto riguarda i negoziati. Ci sono stati 18 anni di negoziati
che disgraziatamente non hanno dato risultati, finora. Semmai c’è stata una radicalizzazione
delle posizioni, rispetto a 2 o 3 anni fa, quando c’era una vera speranza di poter
giungere almeno ad un accordo di base. I due Paesi si sono trovati d’accordo più volte
su quale dovessero essere le linee fondamentali di soluzione del conflitto. L’Armenia
e le sue forze armate avrebbero dovuto rinunciare al controllo dei territori occupati
intorno al Nagorno-Karabakh, le frontiere tra i due Paesi avrebbero dovuto essere
riaperte, le relazioni diplomatiche ripristinate, e una forza di pace avrebbe dovuto
essere inviata nella regione. I rifugiati e gli sfollati sarebbero dovuti tornare
alle loro vecchie case. In più, in futuro ci sarebbe dovuto essere un voto sullo status
del Nagorno-Karabakh stesso, e questo è uno dei più forti argomenti di discussione.
Quando tenerlo, però, è una questione scottante, perché i sentimenti pesano ancora
molto… Da parte armena si vorrebbe fissare una data per lo svolgimento del referendum,
e mettere sul tavolo la questione dell’indipendenza o dell’unione con l’Armenia del
Nagorno-Karabakh, che è principalmente – non del tutto - abitato da armeni… L’Azerbaijan
vorrebbe una soluzione per far sì che questa data sia posticipata fino a un momento
non meglio specificato in cui i sentimenti non abbiano il peso attuale e non sia così
difficile far accettare alla società azera che si tenga il referendum. Il quadro di
base, i punti principali su cui i due Stati dovrebbero accordarsi sembrano essere
patrimonio comune, ma quando si inizia a discutere su cose più piccole, ma che sono
potenzialmente pericolose o esplosive sul piano politico, per i governi al potere
nei due Paesi, tutto diventa più difficile.
D. - Che ruolo gioca la Russia
in questo conflitto, e nell’intera area?
R. - La Russia è uno dei tre Paesi
che presiedono al processo di pace. E tuttavia, è una situazione unica nel suo genere:
perché l’Armenia è ufficialmente e chiaramente un alleato militare e strategico della
Russia, mentre l’Azerbajian è un Paese non-allineato, dichiaratamente neutrale, con
relazioni difficili verso l’Iran, che va indicato tra gli attori regionali, anche
per quanto riguarda il conflitto azero-armeno. La Georgia invece è un Paese il cui
governo vorrebbe entrare nell’Unione europea e nella Nato, ma è in conflitto con la
Russia: niente relazioni diplomatiche dal 2008… Si capisce quindi che si tratta di
una polveriera, sfortunatamente.