India: l’incontro dei preti diocesani di rito latino dedicato alla nuova evangelizzazione
Per evangelizzare la società e dare adeguate risposte di fede ai suoi problemi, i
sacerdoti devono dare l’esempio cominciando da se stessi. È l’esortazione con cui
mons. Thomas A Vazhapilly, vescovo di Mysore e presidente della Conferenza dei vescovi
indiani di rito latino (Ccbi) ha aperto ieri a Mumbai i lavori della del 10° incontro
annuale della Conferenza dei preti diocesani dell’India (Cdpi) dedicato al tema della
nuova evangelizzazione. Citando l’esempio della lotta alla corruzione al centro del
dibattito politico nel Paese e affrontato dai vescovi alla loro recente plenaria biennale
a Mangalore, mons. Vazhapilly ha sottolineato come ogni sacerdote è chiamato a partire
da se stesso: “Quando parliamo di corruzione pensiamo sempre agli altri”, ha detto.
In realtà chiunque “non faccia il proprio dovere, sia esso un medico, un insegnante,
un sacerdote o un vescovo, è corrotto. Un sacerdote che non è onesto con se stesso
è corrotto”. Lo stesso vale per la missione evangelizzatrice della Chiesa: “L’evangelizzazione
deve essere parte integrante di ogni aspetto della nostra vita, dobbiamo evangelizzare
noi stessi prima di evangelizzare gli altri”, ha detto il presule ripreso dall’agenzia
Ucan. E questo riguarda in modo particolare i sacerdoti ordinati chiamati a guidare
il loro gregge come Mosè e a continuare l’opera redentrice di Cristo. Una missione
– ha rilevato – che purtroppo alcuni sacerdoti interpretano in senso restrittivo,
limitandola alla celebrazione dell’Eucaristia. La nuova evangelizzazione – ha quindi
concluso mons. Vazhapilly - deve essere considerata come il quinto Vangelo: “Ogni
battezzato deve vivere nella propria vita quotidiana i quattro Vangeli diventando
il quinto Vangelo vivente”. La riunione dei preti diocesani indiani si conclude domani.
(L.Z.)