Il Papa all’udienza generale: sulla croce Gesù ci insegna che anche nelle prove
siamo sempre nelle mani di Dio
All’udienza generale, nell'Aula Paolo VI in Vaticano, Benedetto XVI ha proseguito
la sua meditazione sulla preghiera di Gesù in Croce. Il Papa ha sottolineato che,
anche nelle prove più difficili, non cadiamo mai fuori dalle mani di Dio. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
Nell’Aula
Paolo VI, gremita di fedeli, il Papa ha offerto la sua riflessione sulla preghiera
di Gesù nell’imminenza della morte. Le parole di Gesù sulla Croce, sottolinea il Papa,
ci offrono indicazioni “impegnative alla nostra preghiera, ma la aprono anche ad una
serena fiducia e ad una ferma speranza”:
“Gesù che chiede al Padre di perdonare
coloro che lo stanno crocifiggendo, ci invita al difficile gesto di pregare anche
per coloro che ci fanno torto, ci hanno danneggiato, sapendo perdonare sempre affinché
la luce di Dio possa illuminare il loro cuore e ci invita a vivere, nella nostra preghiera,
lo stesso atteggiamento di misericordia e di amore che Dio ha nei nostri confronti”.
Nell’imminenza
della crocifissione e, in particolare, nel chiedere il perdono per i propri carnefici,
osserva il Papa, Gesù vive pienamente “la sua relazione filiale con Dio”. Il Pontefice
si sofferma dunque sulla risposta alla preghiera del “buon ladrone”: “Oggi sarai con
me nel paradiso”:
“Così attraverso questa risposta dona la ferma speranza
che la bontà di Dio può toccarci anche nell’ultimo istante della vita e la preghiera
di Dio può toccarci anche nell’ultimo istante della vita e la preghiera sincera, anche
dopo una vita sbagliata, incontra le braccia aperte del Padre buono che attende il
ritorno del figlio”.
“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”: Gesù,
sottolinea, si consegna al Padre “in un atto di totale abbandono”. Il suo è “un forte
grido di estremo e totale affidamento a Dio”:
“La preghiera di Gesù di
fronte alla morte è drammatica come lo è per ogni uomo, ma, allo stesso tempo, è pervasa
da quella calma profonda che nasce dalla fiducia nel Padre e dalla volontà di consegnarsi
totalmente a Lui”.
Ecco allora, soggiunge, che comprendiamo come Gesù si
sia “lasciato consegnare nelle mani degli uomini, ma è nelle mani del Padre che Egli
pone il suo spirito”. Un affidamento che è segno di speranza:
“Gesù che
nel momento estremo della morte si affida totalmente nelle mani di Dio Padre, ci comunica
la certezza che, per quanto dure siano le prove, difficili i problemi, pesante la
sofferenza, non cadremo mai fuori delle mani di Dio, quelle mani che ci hanno creato,
ci sostengono e ci accompagnano nel cammino dell’esistenza, perché guidate da un amore
infinito e fedele”.
Dopo la catechesi, il Papa ha rivolto un saluto
particolare ai cardinali Stanislao Dziwisz e Stanislao Ryłko e alla delegazione venuta
dalla Polonia per presentare la riproduzione della Porta Santa della Basilica di San
Pietro, che sarà collocata nel museo del Beato Giovanni Paolo II a Wadowice.