2012-02-14 15:51:11

"Uomini e Religioni" 2012. Sarajevo sarà capitale del dialogo e della pace


Dobbiamo creare un Paese modello per l’Europa in cui vivere insieme. Così, in sintesi, si è espresso l’arcivescovo di Sarajevo, il cardinale Vinko Pulic, alla presentazione, presso la Comunità di Sant’Egidio a Roma, dell'Incontro mondiale per la Pace “Uomini e Religioni” 2012. L’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi di Vrhbosna-Sarajevo si terrà quest’anno nella capitale della Bosnia-Erzegovina dal 9 al 11 settembre, nel 20.mo anniversario dal drammatico assedio della città. Il servizio di Massimiliano Menichetti:RealAudioMP3

A vent’anni dal conflitto tra bosniaci, serbi e croati, che causò oltre 11 mila vittime, esponenti delle grandi religioni, del mondo politico, culturale internazionale, oltre a diversi rappresentanti di governo, si ritroveranno a settembre a Sarajevo per l’Incontro mondiale per la pace “Uomini e Religioni”. Nel luogo che vide l'assedio più lungo della storia bellica moderna, si riaffermerà la cultura del vivere insieme come valore europeo e proposta dell’Europa al mondo intero. Il cardinale Vinko Pulic, arcivescovo di Sarajevo:

R. - C’è bisogno di incontrarci nella preghiera, preghiera per la pace, perché la pace è un dono di Dio. E questo è il primo passo; il secondo passo è lavorare per creare un clima di convivenza nella politica, in ambito culturale, scientifico che permetta di vivere insieme.

D. - Qual è la realtà oggi a Sarajevo?

R. - La realtà di Sarajevo è molto difficile, ma bisogna aprire alla possibilità di vivere insieme, bisogna creare uguaglianza.

D. - Sarajevo è stata una città simbolo di integrazione. Poi c’è stata la guerra. Si può recuperare questa integrazione?

R. – Dobbiamo lavorare per questo. Come capitale della Bosnia-Erzegovina, Sarajevo deve impegnarsi per recuperare l’unità nell’uguaglianza, affinché tutti possano godere degli stessi diritti.

D. - Eminenza, i cattolici sono il cinquanta percento in meno rispetto a prima della guerra…

R. - Questo è un problema molto importante. Bisogna creare le condizioni affinché non solo i profughi possano ritornare, ma bisogna aiutare la gente a rimanere in questo Paese, gente che vuole vivere qui. Ma senza diritti, non è possibile. Bisogna creare uno Stato dove siano rispettati sia i diritti umani sia la legge.

D. - La Costituzione del nuovo governo aiuterà a questo?

R. - Aspettiamo. Aspettiamo anche di vedere come agirà la comunità internazionale, alla quale siamo molto legati.

D. – Ha detto che è importante che l’Europa entri in Bosnia-Erzegovina…

R. – Sì, che entri secondo i principi democratici e anche portando investimenti che possano contribuire alla rinascita di questo Paese.

Il meeting si colloca nella linea degli eventi annuali di dialogo interreligioso – dopo il 25.mo tenutosi a Monaco di Baviera – promossi dalla Comunità di Sant’Egidio nello "spirito di Assisi", la storica Giornata di preghiera voluta dal Beato Giovanni Paolo II nel 1986. Ma perché la scelta è ricaduta proprio su Sarajevo? Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:

R. – Vent’anni fa, Sarajevo è stata la “città martire” della guerra di Bosnia, della guerra dei Balcani. E proprio dal martirio di questa città vogliamo partire per lanciare un messaggio di pace, di convivenza che coinvolga tutte le comunità: la comunità croata, quella bosniaca e quella serba. Un messaggio di convivenza per un futuro di pace in quella regione, ma anche in Europa, perché Sarajevo rappresenta un anche paradigma per tutta l’Europa: se sapremo vivere insieme a Sarajevo, saremo capaci di farlo nell’Europa intera.

D. – Voi ribadite: “la Bosnia-Erzegovina deve essere al centro anche dell’Europa stessa”...

R. - L’Europa non può dimenticarsi di questa ferita, e non può dimenticare che la Bosnia- Erzegovina è Europa. Noi chiediamo un coinvolgimento, affinché non venga sottovalutato ciò che è accaduto nei Balcani all’inizio del Novecento e alla fine del Novecento. Quindi, l’Europa deve impegnarsi, aiutare la Bosnia-Erzegovina a vivere in uno spirito di convivenza.

D. – Avete anche detto: “Poi c’è il problema dell’islam, o meglio dell’estremismo islamico”. Come si articola questo, in un discorso di pace e di dialogo?

R. – Noi vorremmo coinvolgere i musulmani bosniaci che hanno mostrato in questi anni uno spirito di moderazione, seppure dall’esterno ci sono alcune infiltrazioni islamiche che possono creare qualche logica estremista. Vogliamo sostenere l’islam bosniaco, la sua moderazione, perché l’islam bosniaco può essere, lui stesso, integrazione per tutto l’islam europeo.

D. – Qual è dunque l’augurio che Sant’Egidio fa a questo evento che aprirà le porte a settembre?

R. – L’augurio è che Sarajevo diventi la città della pace.(bi)







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