"Uomini e Religioni" 2012. Sarajevo sarà capitale del dialogo e della pace
Dobbiamo creare un Paese modello per l’Europa in cui vivere insieme. Così, in sintesi,
si è espresso l’arcivescovo di Sarajevo, il cardinale Vinko Pulic, alla presentazione,
presso la Comunità di Sant’Egidio a Roma, dell'Incontro mondiale per la Pace “Uomini
e Religioni” 2012. L’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi
di Vrhbosna-Sarajevo si terrà quest’anno nella capitale della Bosnia-Erzegovina dal
9 al 11 settembre, nel 20.mo anniversario dal drammatico assedio della città. Il servizio
di Massimiliano Menichetti:
A vent’anni
dal conflitto tra bosniaci, serbi e croati, che causò oltre 11 mila vittime, esponenti
delle grandi religioni, del mondo politico, culturale internazionale, oltre a diversi
rappresentanti di governo, si ritroveranno a settembre a Sarajevo per l’Incontro mondiale
per la pace “Uomini e Religioni”. Nel luogo che vide l'assedio più lungo della storia
bellica moderna, si riaffermerà la cultura del vivere insieme come valore europeo
e proposta dell’Europa al mondo intero. Il cardinale Vinko Pulic, arcivescovo
di Sarajevo:
R. - C’è bisogno di incontrarci nella preghiera, preghiera per
la pace, perché la pace è un dono di Dio. E questo è il primo passo; il secondo passo
è lavorare per creare un clima di convivenza nella politica, in ambito culturale,
scientifico che permetta di vivere insieme.
D. - Qual è la realtà oggi a Sarajevo?
R.
- La realtà di Sarajevo è molto difficile, ma bisogna aprire alla possibilità di vivere
insieme, bisogna creare uguaglianza.
D. - Sarajevo è stata una città simbolo
di integrazione. Poi c’è stata la guerra. Si può recuperare questa integrazione?
R.
– Dobbiamo lavorare per questo. Come capitale della Bosnia-Erzegovina, Sarajevo deve
impegnarsi per recuperare l’unità nell’uguaglianza, affinché tutti possano godere
degli stessi diritti.
D. - Eminenza, i cattolici sono il cinquanta percento
in meno rispetto a prima della guerra…
R. - Questo è un problema molto importante.
Bisogna creare le condizioni affinché non solo i profughi possano ritornare, ma bisogna
aiutare la gente a rimanere in questo Paese, gente che vuole vivere qui. Ma senza
diritti, non è possibile. Bisogna creare uno Stato dove siano rispettati sia i diritti
umani sia la legge.
D. - La Costituzione del nuovo governo aiuterà a questo?
R.
- Aspettiamo. Aspettiamo anche di vedere come agirà la comunità internazionale, alla
quale siamo molto legati.
D. – Ha detto che è importante che l’Europa entri
in Bosnia-Erzegovina…
R. – Sì, che entri secondo i principi democratici e anche
portando investimenti che possano contribuire alla rinascita di questo Paese.
Il
meeting si colloca nella linea degli eventi annuali di dialogo interreligioso – dopo
il 25.mo tenutosi a Monaco di Baviera – promossi dalla Comunità di Sant’Egidio nello
"spirito di Assisi", la storica Giornata di preghiera voluta dal Beato Giovanni Paolo
II nel 1986. Ma perché la scelta è ricaduta proprio su Sarajevo? Marco Impagliazzo,
presidente della Comunità di Sant’Egidio:
R. – Vent’anni fa, Sarajevo è stata
la “città martire” della guerra di Bosnia, della guerra dei Balcani. E proprio dal
martirio di questa città vogliamo partire per lanciare un messaggio di pace, di convivenza
che coinvolga tutte le comunità: la comunità croata, quella bosniaca e quella serba.
Un messaggio di convivenza per un futuro di pace in quella regione, ma anche in Europa,
perché Sarajevo rappresenta un anche paradigma per tutta l’Europa: se sapremo vivere
insieme a Sarajevo, saremo capaci di farlo nell’Europa intera.
D. – Voi ribadite:
“la Bosnia-Erzegovina deve essere al centro anche dell’Europa stessa”...
R.
- L’Europa non può dimenticarsi di questa ferita, e non può dimenticare che la Bosnia-
Erzegovina è Europa. Noi chiediamo un coinvolgimento, affinché non venga sottovalutato
ciò che è accaduto nei Balcani all’inizio del Novecento e alla fine del Novecento.
Quindi, l’Europa deve impegnarsi, aiutare la Bosnia-Erzegovina a vivere in uno spirito
di convivenza.
D. – Avete anche detto: “Poi c’è il problema dell’islam, o meglio
dell’estremismo islamico”. Come si articola questo, in un discorso di pace e di dialogo?
R.
– Noi vorremmo coinvolgere i musulmani bosniaci che hanno mostrato in questi anni
uno spirito di moderazione, seppure dall’esterno ci sono alcune infiltrazioni islamiche
che possono creare qualche logica estremista. Vogliamo sostenere l’islam bosniaco,
la sua moderazione, perché l’islam bosniaco può essere, lui stesso, integrazione per
tutto l’islam europeo.
D. – Qual è dunque l’augurio che Sant’Egidio fa a questo
evento che aprirà le porte a settembre?
R. – L’augurio è che Sarajevo diventi
la città della pace.(bi)