Raid aereo del Nord in Sud Sudan. Il vescovo di Juba: transizione difficile tra i
due Paesi
Raid aereo sudanese nella zona settentrionale del Sud Sudan. E’ avvenuto domenica,
dopo la firma – venerdì ad Addis Abeba – di un trattato di non aggressione tra le
parti. Sulla situazione nel Sud Sudan, Eugenio Bonanata ha intervistato l’arcivescovo
di Juba, mons. Paulino Lukudu Loro:
R. – In questo
momento, la situazione non è che sia proprio molto calma, perché la vicenda tra il
Nord e il Sud è molto problematica. Non vedo che il fatto di essere arrivati a un
accordo ci assicuri che non vi saranno più aggressioni. La situazione non è proprio
normale.
D. – Quali sono i problemi maggiori tra i due Paesi?
R. –
I problemi sono quelli relativi alla convivenza tra gli abitanti del Sud e quelli
del Nord. Quello che in questo momento si sente molto forte è il timore per il futuro
degli abitanti del Sud Sudan che si trovano nel Nord. E’ stato assicurato dal governo
del Sud che non verrà fatto niente agli abitanti del Nord che si trovano nel Sud –
e a questo noi lo crediamo, perché la gente non ha alcun problema con loro – mentre
gli abitanti del Sud Sudan che sono al Nord non si sentono affatto sicuri: tanto è
vero che anche noi che abbiamo il nostro Seminario Maggiore a Khartoum non siamo certi
per la loro sicurezza.
D. – C’è poi la questione dello sfruttamento del petrolio,
di cui è ricco il Sud...
R. – Sì e questo rappresenta anche il punto più forte
in questo momento, perché ci si è accorti che il Sud Sudan è stato imbrogliato molto
riguardo alla questione del petrolio: il petrolio è nel Sud Sudan, ma mi sembra che
finora sia stato sfruttato maggiormente dal Nord. D. – E’ per questo che il Sud
Sudan pensa di costruire un nuovo oleodotto, proprio per evitare il passaggio da Khartoum?
R.
– Il governo del Sud Sudan vuole che vengano stipulati accordi giusti tra il Sud e
il Nord sulla questione del petrolio. Il petrolio dal Sud Sudan arriva nel Nord per
essere lavorato e raffinato: questo passaggio dal Sud al Nord mi sembra, però, sia
stato fatto in modo non normale. Quindi, il Sud Sudan pretende ora che vi sia una
condotta giusta al riguardo, altrimenti non aprirà i pozzi del petrolio; allo stesso
tempo, si stanno facendo accordi per realizzare una strada dal Sud Sudan fino all’Uganda,
ad Addis Abeba e al Kenya.
D. – Secondo lei, si può arrivare alla guerra?
R.
– Essendo io una persona di fede, posso dire che abbiamo vissuto situazioni peggiori
di queste. Ci sono delle tensioni che dobbiamo sicuramente risolvere e risolvere per
bene. Mi auguro che non si arrivi ad una situazione di guerra e che questo sia soltanto
un rumore di tamburi e che finisca presto. (mg)