La Camera approva il decreto svuota-carceri. Nei penitenziari si muore anche per il
freddo
In Italia, flagellata in questi giorni da un’eccezionale ondata di gelo, la morsa
del freddo è stata letale anche in alcuni penitenziari, dove almeno tre detenuti sarebbero
morti a causa delle rigide temperature. Intanto con 385 sì, 105 no e 26 astenuti la
Camera ha approvato in via definitiva il decreto "svuota-carceri", che stabilisce
una serie di misure per ampliare le possibilità di detenzione domiciliare e contrastare
il sovraffollamento. Amedeo Lomonaco ne ha parlato con don Vittorio Trani,
cappellano del carcere romano di Regina Coeli:
R. – Il carcere
deve essere inteso come extrema ratio, non come una forma di normale risposta
ai problemi sociali. Se si arriva, quindi, a dare corpo a una decisione così com’è
stata ipotizzata, penso che sia una cosa davvero molto buona.
D. – Quali sono,
in particolare, le condizioni di vita nelle carceri italiane, in questi giorni ancora
più proibitive, a causa dell’emergenza-freddo?
R. – Credo che il freddo di
questi giorni sia stato un problema davvero per tutti i contesti. Certo, il contesto
del carcere presenta più difficoltà: ci sono strutture ormai di vecchia data e, quindi,
basta davvero poco perché tutto vada in tilt e si creino problemi molto seri.
D.
– A proposito di problemi molto seri, particolarmente critica è la situazione del
carcere romano di Regina Coeli. Nei giorni scorsi, con temperature sotto zero
e termosifoni non funzionanti, sono state consegnate delle coperte per far fronte
a quest’emergenza…
R. – Grazie a Dio c’è questo spazio, da parte del mondo
del volontariato, che ha la possibilità di dare una mano, perché purtroppo i problemi
sono molto seri.
D. – Sembra anche incredibile che i penitenziari non siano
compresi nelle deroghe degli orari di accensione degli impianti di riscaldamento,
previsti invece per altri istituti come ospedali e scuole…
R. – Carceri e ospedali
sono le due realtà che riflettono la civiltà di un popolo e, spesso, il carcere è
lasciato lì, in un angolo. Non c’è un’attenzione preventiva per creare le condizioni
per far fronte a esigenze come quelle che si sono create in questi giorni. Il carcere
è un po’ il "mondo dei dimenticati" e quindi facilmente si arriva a delle assurdità.
D.
– Parlando del mondo che consoce bene, ossia quello di Regina Coeli, è un carcere
che ha una capienza di 750 posti ma i detenuti presenti sono quasi 1.200…
R.
– Le criticità sono legate certo anche ai numeri, ma in primo luogo fanno riferimento
alla mancanza di fondi per affrontare i problemi. Ci sono delle riduzioni dei finanziamenti
che hanno immediate ripercussioni sulla vita normale di questa realtà. Si eliminano
le cose più importanti e, nel nostro caso, se non c’è una revisione immediata di tutte
le strutture, si rischia di arrivare ad una forma di crisi spaventosa. (vv)