Grecia: il portavoce dei vescovi parla di "un popolo senza speranza"
“La situazione è molto difficile. Il futuro appare molto incerto così come la nostra
permanenza nella zona Euro. Il popolo soffre in modo particolare per questa incertezza
e insicurezza che permea la vita di tutti i giorni, specie delle fasce più deboli
della popolazione”. Dopo l’ondata di violenza di domenica scorsa a piazza Syntagma,
nel cuore della capitale greca, successiva all’approvazione in Parlamento delle nuove
misure di austerity reclamate da Ue, Fmi e Bce, a parlare è il portavoce della Conferenza
episcopale greca, Nikolas Gasparakis. All'agenzia Sir racconta di “una popolazione
che sta perdendo sempre più la speranza toccata nel vivo da tagli, licenziamenti,
tasse. Ma non è con la violenza, provocata da qualche centinaio di anarchici, che
si può cambiare la situazione. Personalmente non credo ad un cambiamento, la situazione
è veramente difficile. La Germania e l’Ue sono molto severi ma la Grecia paga anche
una crisi internazionale che coinvolge altri Paesi dell’Unione. È il fallimento del
capitalismo, è il trionfo sciagurato di un’economia senza anima e senza etica. Il
Papa nella sua Caritas in Veritate lo aveva bene espresso. Mai come ora - aggiunge
il portavoce - le chiese cristiane, ortodossa e cattolica, sono vicine al popolo spiritualmente
e materialmente. La solidarietà è continua e verso tutti ma c’è bisogno di aiuti.
È il momento di unire le voci per dare una parola di speranza ad un popolo stanco
e preoccupato”. Un appello analogo è stato lanciato nei giorni scorsi sia dal presidente
dei vescovi greci, mons. Francesco Papamanolis che aveva parlato di “situazione tragica”
ed invocato aiuti dalla Santa Sede e dagli episcopati europei che dall‘arcivescovo
ortodosso di Atene e di tutta la Grecia Geronimo preoccupato, scrive in una lettera
al premier Lucas Papademos, per le “dimensioni da incubo” assunte nel Paese dalla
povertà e dalla disoccupazione. (R.P.)