2012-02-13 14:54:30

Italia, liberalizzazioni e riforma del lavoro: l'analisi di Stefano Zamagni


"E' fondamentale concepire anche la riforma del mercato del lavoro in funzione di un accrescimento della produttività che, purtroppo, in Italia è stata stagnante da molti anni". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha incontrato il omologo tedesco, Christian Wulff . Napolitano sottolinea anche come la spesa pubblica non vada tagliata alla cieca. Liberalizzazioni e riforma del mercato del Lavoro continuano, dunque, a essere al centro del dibattito politico in Italia. Domani, si apre la discussione alla Commissione industria del Senato: sul decreto del governo pesano 2.299 emendamenti. Stamani, intanto, incontro fra sindacati e Rete impresa Italia. Debora Donnini ha chiesto un parere al prof. Stefano Zamagni, docente di Economia all’Università di Bologna:RealAudioMP3

R. - Sono i tipici emendamenti di chi vuole difendere la propria posizione. Ricadiamo nella logica dell’individualismo sfrenato, in base al quale ogni piccola corporazione difende se stessa. Dov’è il bene comune? Quegli emendamenti non sono una cosa “seria”, dunque, salvo qualche rara eccezione, perché affermano sostanzialmente: noi non vogliamo che il decreto liberalizzazioni tocchi il nostro interesse, deve toccare quello degli altri. Ma gli altri fanno lo stesso ragionamento. Su questo, il governo dovrebbe essere molto duro: dovrebbe alzare il tono culturale, spiegando a tutti la differenza che c’è tra bene di parte e bene totale.

D. - L’altro tema "caldo" in questo momento è quello della riforma del marcato del lavoro…

R. - Art. 18, mercato del lavoro: la piega che ha preso il dibattito personalmente a me non piace, perché non affronta il problema all’origine, ovvero: vogliamo o no decidere qual è la natura del lavoro umano? Il lavoro è una merce e basta, oppure è l’attività attraverso la quale le persone si realizzano? Se il lavoro è merce, allora aboliamo l’articolo 18, aboliamo tutto, perché la merce è merce, può essere comprata, venduta… Ma questa è una china pericolosa: l’articolo 18 ha un valore simbolico. Allora bisogna stare attenti. Ritengo che la faccenda dell’articolo 18 sia un falso problema, perché in Italia dall’articolo 18 saranno influenzate una manciata di imprese: perché allora fare tutta questa battaglia ideologica su un provvedimento che ha effetti limitati, quando così facendo, si rischia di rompere la coesione sociale? In questo momento, il Paese ha bisogno di coesione sociale. Il mercato del lavoro va riformato, ci vuole flessibilità, però prima facciamo la flessibilità in entrata, poi la flessibilità in uscita: se voglio aumentare la flessibilità in uscita, prima devo aumentare o dare garanzie che si inciderà sulla flessibilità in entrata. Allora, la flessibilità in uscita verrà accettata e verrà, se non tollerata, almeno rispettata. (bi)







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