Il Niger non estraderà Saadi Gheddafi. Il figlio dell'ex rais: "imminente sollevazione
in Libia"
Il Niger non estraderà in Libia Saadi Gheddafi, il figlio dell'ex rais Muammar Gheddafi,
anche se ha violato le condizioni alle quali gli è stato concesso asilo politico pronunciando
parole ritenute "sovversive" dal Cnt, il Consiglio nazionale transitorio libico. E'
quanto ha affermato il portavoce del governo di Niamey. Il figlio di Gheddafi ha minacciato
in questi giorni una "imminente sollevazione" in Libia. Sulla situazione attuale del
Paese nord-africano, Giancarlo La Vella ha intervistato Cristiano Tinazzi,
giornalista, raggiunto telefonicamente a Tripoli:
R. – E’ ancora
in una situazione di incertezza, anche se la gente – chiaramente – è contenta, perché
comunque, nonostante tutte le difficoltà, può ora esprimersi liberamente, anche criticare
il Cnt: cosa, questa, che avviene sempre più spesso. Evidentemente il Cnt non è riuscito,
in questi mesi, a dare fiducia al popolo libico. Questo da un lato, mentre dall’altro
c’è, invece, un’economia che ancora non decolla: soltanto il settore petrolifero ha
ripreso a pieno la produzione, ma tutto il resto dell’economia è bloccato.
D.
– Quali sono i commenti che raccoglie tra la gente di Tripoli e non solo, anche degli
altri centri della Libia?
R. – La maggior parte delle persone, soprattutto
i giovani, hanno una speranza per il futuro, ma – allo stesso tempo – hanno la sensazione
di non sentirsi rappresentati da persone che loro non hanno eletto. Tutti sperano
che a giugno ci siano le elezioni, anche se è molto difficile che questo avvenga,
perché il processo elettorale ancora non è partito e non c’è alcun tipo di attività
politica. C’è poi chi è comunque disilluso: anche gli stessi che hanno fatto la rivoluzione
e che comunque non vogliono neanche consegnare le armi: infatti molti ancora non si
fidano e avere un’arma in mano è sempre un segno di potere e chi non ha niente difficilmente
consegnerà queste armi.
D. – Che cosa ne è dei tanti che erano inseriti nel
tessuto istituzionale, in pratica i fedelissimi di Gheddafi?
R. – Molti hanno
passato un periodo all’estero - in Tunisia e in altri Paesi dell’area - e ora sono
rientrati perché hanno avute garanzie che non sarebbe stato fatto loro niente; altri
– diverse migliaia – sono in carcere e di loro è difficile sapere che fine faranno
e quanti ce ne sono realmente, perché è difficile entrare nelle carceri; c’è poi un
gruppo di irriducibili, che per la maggior parte è rifugiata in Nigeria, Mali, Ciad
e nei Paesi confinanti, e che sono ancora legati alla famiglia Gheddafi. E’ chiaro
che dovrà iniziare un processo di riconciliazione, che non è partito e che comunque
dovrà essere fatta nei prossimi anni. (mg)