Chiese anglicane dell’Africa: unità e fraternità per il futuro dell’Africa
«Non c’è nessuna pace tra le nazioni senza pace tra le religioni: la tragica violenza
sta distruggendo le nostre comunità». L’appello è stato rilasciato al termine dell’undicesimo
incontro del Consiglio delle province anglicane dell’Africa (Capa) svoltasi a Bujumbura,
in Burundi. Nel comunicato finale – citato dall’Osservatore Romano - i rappresentanti
della Comunione anglicana del continente esprimono tristezza, preoccupazione orrore
per la persecuzione patita dai cristiani per mano dei fondamentalisti islamici in
molte parti del mondo arabo, in Nigeria e in Asia. Il Consiglio ha preso atto della
necessità che cristiani e musulmani vivano insieme e risolvano pacificamente le loro
differenze. Si tratta di rafforzare un dialogo religioso fondato sulla pace, sulla
giustizia e sull’accoglienza reciproca. Insieme con un’attenzione particolare alle
problematiche legate alla coerenza teologica delle diverse espressioni dell’anglicanesimo
— si evidenzia nel comunicato finale dell’incontro — occorre tener presente le difficili
situazioni locali di non poche province dell’Africa, rafforzando la fraternità e l’unità
specialmente con le comunità di fedeli anglicani che si sentono isolate ed esposte
a pericoli. Molte sono le sfide da affrontare: insieme con la fame, le malattie, le
strutturali carenze dei presidi sanitari, la crisi umanitaria per i rifugiati di sanguinosi
conflitti e il doveroso impegno di accoglienza; la proliferazione delle armi nel Continente;
c’è chi patisce il crescere della violenza da parte di credenti di diverse fedi; alcune
comunità si stanno adoperando per fronteggiare le sempre più frequenti inondazioni
provocate dai cambiamenti del clima; in molti paesi sta crescendo il disordine sociale
in conseguenza della povertà e dell’aumento della disoccupazione. Di fronte ai mali,
alle preoccupazioni e alle esigenze antiche e nuove dell’Africa — si sottolinea nella
nota che riprende i temi affrontati nell’incontro — occorre «potenziare anche numericamente
la comunione anglicana attraverso un nuovo impulso di evangelizzazione». E ciò attraverso
l’incremento della formazione permanente del clero e dei laici impegnati, garantendo
una maggiore partecipazione dei giovani alla vita ecclesiale, attraverso una lettura
attenta della realtà, tenendo conto delle esigenze multi-dimensionali proprie dei
vari Paesi, ad esempio della nuova nazione del Sud Sudan, della necessità di solidarietà
con i cristiani in Nord Sudan e delle difficili sfide in atto nello Zimbabwe e nel
Nord Africa. Tra le risoluzioni approvate — che includono l’accettazione del piano
strategico per i prossimi cinque anni della comunione anglicana in Africa, chiamata
«a partecipare alla costruzione di un futuro di speranza per tutto il Continente»
— di particolare rilievo il «rafforzamento di reciproca collaborazione tra le province
anglicane e la promozione di una leadership sempre più responsabile ed aperta alla
carità»; l’attenzione particolare alla salute con l'assistenza sanitaria primaria
e con strategie preventive contro l’hiv e l’aids; ed ancora la partecipazione alla
gestione, nei diversi livelli di competenze, delle ingenti risorse non sfruttate all’interno
del continente. Approvate anche risoluzioni riguardanti il rafforzamento delle risposte
alle emergenze sociali, alle calamità naturali ed il potenziamento del dipartimento
delle comunicazioni sociali, indispensabile favorire la conoscenza reciproca e rinsaldare
i vincoli della comunione.