L’impegno dell’Onu per la ripresa di colloqui sul Sahara Occidentale
L’incontro previsto oggi tra Marocco e Fronte Polisario sul futuro del Sahara Occidentale
è stato annullato da Rabat. All’Onu, dopo lo stallo degli ultimi mesi, si cerca di
fissare al più presto un’altra data. Intanto dalla base del movimento molti spingono
per la ripresa delle armi. Il presidente sahrawi Abdelaziz assicura di aver convinto
tutti a non tornare alla violenza. Il servizio di Fausta Speranza:
Lo chiamano
popolo sahrawi, cioè il popolo del deserto. La zona di cui si parla è la regione nordafricana
del Sahara Occidentale. Ma abbinare al popolo un territorio è proprio la questione
centrale. Il Sahara Occidentale era in passato una colonia spagnola. Attualmente è
conteso tra Marocco e Movimento del Fronte Polisario. Rabat si è annesso – senza riconoscimento
internazionale - l’80% del territorio mentre il Fronte Polisario rivendica l’indipendenza
di quella che ha autoproclamato come Repubblica Democratica araba sahrawi, nel 1976.
E’ storia di anni di lotta violenta per l’indipendenza e di vari massacri che hanno
spinto migliaia di persone alla fuga verso i territori sotto il controllo del Fronte
Polisario. Il movimento da tempo ha rinunciato alla violenza per quella che definisce
l’Intifada non violenta. Restano i campi profughi per il popolo sahrawi.
L’Onu
parla di diritto all'indipendenza del popolo sahrawi dal 1960. Poi i tentativi di
mediazione, con una missione delle Nazioni Unite sul territorio. Nel 2003, si sfiora
l’accordo sul piano Onu denominato Piano Baker 2, per una Autorità per il Sahara Occidentale.
Poi lo stallo e diversi incontri senza risultato: l’ultimo a luglio scorso. Fino all’attesa
riunione prevista oggi che però Rabat ha annullato - afferma - per altri impegni.
Al Palazzo di Vetro si lavora perché sia solo un rinvio di pochi giorni.