Convegno Cei. Il cardinale Ruini: farsi contemporanei di Gesù nell'amore e nella fraternità
“Gesù rimarrà sempre nostro contemporaneo, perché vive con noi e per noi nell’eterno
presente di Dio”: è quanto ha detto il cardinale Camillo Ruini, presidente per il
progetto culturale della Cei nell’intervento conclusivo del convegno internazionale
promosso a Roma su “Gesù nostro contemporaneo”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Gran parte del
convegno – ha ricordato il cardinale Camillo Ruini - è stata dedicata non a
quanto è accaduto a Gesù in Palestina, bensì alla presenza attuale di Gesù nella storia
e nella vita degli uomini:
“Abbiamo visto quindi quanto profondamente Dio,
in Gesù Cristo, si è fatto vicino agli uomini, superando quella distanza che la stessa
esperienza religiosa, come esperienza del sacro, sembra portare con sé”.
Le
forme di questa contemporaneità si riconoscono nelle opere di fraternità che scaturiscono
dal prendere sul serio il nostro legame con il Signore:
“Abbiamo visto come
la prossimità di Dio implichi ed esiga la prossimità e l’amore tra gli uomini: una
convinzione, questa, che negli ultimi tempi si è dimostrata ‘storia efficace’ anche
al di là del cristianesimo...”.
Un’altra forma di contemporaneità è quella
che si stabilisce tra Dio e chi sceglie di trascorrere la vita in sua compagnia:
“Abbiamo
visto, inoltre, il ruolo decisivo che ha l’Eucaristia attraverso la quale la Chiesa,
facendo memoria della morte e risurrezione di Gesù, viene resa dalla potenza dello
Spirito Santo contemporanea di Gesù”...
Altre forme di contemporaneità
– ha concluso il cardinale Camillo Ruini – sono l’esperienza del dolore, “attraverso
la quale Gesù penetra dentro di noi e si immedesima con noi” e quella infine, “la
più alta di tutte, che si realizza in chi muore martire per la fede in lui”.