Filippine: Caritas e cattolici in soccorso ai terremotati di Negros e Cebu
La Caritas filippina lancia un appello per le popolazioni delle isole di Negros e
Cebu, nel centro del Paese, colpite il 6 febbraio scorso da un terremoto di magnitudo
6,9. Nelle aree più a rischio, spiegano i responsabili dell'ente cattolico, cominciano
a scarseggiare acqua potabile, cibo, medicine e tende dove ospitare gli sfollati.
Molte famiglie, infatti, esitano a tornare nelle proprie abitazioni, abbandonate dopo
il sisma, preferendo costruire ripari di fortuna nelle alture e nelle zone montagnose.
Fonti locali riferiscono anche che, ad aggravare la situazione, vi è la distruzione
totale del sistema di irrigazione a Guihalngan. Intanto il bilancio ufficiale del
disastro è di 35 morti - ma vi sono molte incertezze sul numero di vittime - oltre
50 feriti e una settantina di persone scomparse, molte delle quali seppellite da slavine
a Guihalngan e La Libertad, entrambe a Negros Oriental. Nella sola provincia di Negros
Oriental - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono state danneggiate 1919 abitazioni,
di cui 976 rase al suolo e altre 943 colpite in parte. La stima parziale dei danni,
che riguarda anche l'interruzione di strade, ponti e altre vie di comunicazione si
aggira attorno ai 266 milioni di pesos (quasi 6,5 milioni di dollari). Al momento
la Protezione civile filippina (Ndrrmc) ha allestito 30 centri per gli sfollati, che
ospitano 1527 famiglie (circa 7500 persone), ma vi sono ancora 20mila profughi da
sistemare. In totale le famiglie affette dal terremoto sono 14.803, per un totale
di 74.017 filippini. La Caritas nelle Filippine (Nassa) ha inviato un rapporto a Caritas
internazionale in cui spiega il lavoro dell'ente cattolico. I volontari lavorano assieme
ai membri di Diocesan Social Action Centers delle aree più colpite, per portare soccorso
agli sfollati e fornire informazioni accurate sul livello di emergenza e gli interventi
più urgenti da portare a termine. Nassa ha raccolto 150mila pesos da distribuire attraverso
le diocesi alle vittime, contribuendo ad aumentare il fondo terremotati. Intanto la
diocesi di San Carlos fornisce assistenza a 100 famiglie, mentre quella di Dumaguete
ne accoglie fino a 400. Ma, avvertono i responsabili, servono altri fondi e beni di
prima necessità, fra cui cibo e acqua. L'epicentro del sisma è stato localizzato circa
70 km a nord di Dumaguete, città dell'isola di Negros, a una profondità di 20 km;
la terra ha iniziato a tremare verso le 11.49 del mattino, provocando frane e smottamenti.
L'Istituto filippino di sismologia e vulcanologia ha lanciato l'allerta tsunami, per
possibili onde anomale lungo la costa est e ovest di Cebu. Al terremoto sono seguite
almeno 157 scosse di assestamento; le Filippine si trovano lungo il cosiddetto "anello
di fuoco" del Pacifico, caratterizzato da intensa attività sismica e vulcanica: nel
1990 un terremoto di magnitudo 7,7 ha ucciso oltre 2mila persone a Luzon. (R.P.)