Simposio sugli abusi del clero. Mons. Pasotto: il fenomeno si riflette anche sui rapporti
ecumenici
Si avviano alla conclusione i lavori del Simposio Verso la guarigione e il rinnovamento
organizzato dall’Università Gregoriana di Roma. La sessione mattutina è stata conclusa
dalla prolusione del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Freising, che
ha sottolineato il ruolo di grande responsabilità che spetta alle autorità ecclesiastiche
nel trattare i casi di abuso sessuale dei minori verificatisi all’interno della Chiesa.
Tra i molti temi proposti dai relatori, anche quello delle difficoltà create dal contesto
culturale dei singoli paesi, in particolare in Asia, e quello dei riflessi morali
e teologici del flagello degli abusi sui minori. Il servizio di Stefano Leszczynski:
Lo shock dello
scandalo della violenza sessuale e le sue ripercussioni sulla vita della Chiesa e
sulla leadership che la serve ha avuto una portata mondiale. Il cardinale Reinhard
Marx, arcivescovo di Monaco e Freising, ha sottolineato come il fatto di negare spesso
la realtà delle cose ai più alti livelli della Chiesa – talvolta con l’intento di
proteggere l’istituzione – abbia contribuito ad ampliare la ferita inferta alla Chiesa
dai suoi stessi membri. Di qui, ha dichiarato il porporato, la necessità di guardare
in faccia la realtà del peccato e di procedere sulla strada del pentimento. L'impegno
della Chiesa deve andare in maniera prioritaria, ha spiegato il porporato, alla protezione
e al sostegno delle vittime. La perdita di credibilità della Chiesa è avvenuta anche
in seguito a questi atteggiamenti omissivi, che hanno pure alimentato attacchi mediatici
senza precedenti. Affrontare i media e l’opinione pubblica – ha detto l’arcivescovo
di Monaco – è una sfida che soprattutto i vescovi devono riconoscere. Il gioco in
difesa, la banalizzazione e la relativizzazione non promuoveranno una nuova credibilità.
Non può esservi quindi alternativa all’apertura, alla trasparenza e alla sincerità.
Ricordando
il periodo in cui lo scandalo della pedofilia nella Chiesa è deflagrato in Germania,
tra il 2001 e il 2010, il cardinale Marx ha illustrato quanto è stato fatto sul fronte
della prevenzione ed ha citato la creazione del "Centro per la protezione del bambino",
sponsorizzato dall’Università Gregoriana e dall’arcidiocesi di Monaco e Freising,
un istituto che dovrà fornire supporto alla formazione dell’intero mondo sacerdotale.
Infine, il presule ha spiegato come proprio il trattamento corretto, coerente e coraggioso
dei casi di violenza sessuale sui minori possa diventare un’opportunità per la Chiesa
e la sua missione di evangelizzazione e nuova evangelizzazione. Una cosa è certa:
il lavoro sul dibattito attorno alle violenze e alla crisi è ben lungi dall’essere
terminato.
Il Simposio che si conclude oggi alla Gregoriana ha affrontato nella
prima mattinata l’analisi del fenomeno degli abusi sessuali da parte di membri della
Chiesa in Asia. A parlare è stato l’arcivescovo Luis Chito Tagle, arcivescovo di Manila
nella Filippine, che ha sottolineato come il fenomeno asiatico sia particolarmente
problematico a causa dello sfaccettato contesto culturale che lo caratterizza. I pochi
casi accertati di abusi sui minori nell’ambito dei Paesi asiatici non possono essere
considerati completamente rappresentativi per l’assenza di statistiche certe. A rendere
particolarmente difficile l’emersione dei casi di abuso è spesso una cultura locale
improntata a un forte senso del pudore e della riservatezza. Di frequente, anche nelle
Filippine le stesse vittime di abusi da parte del clero, e non soltanto di natura
sessuale, chiedono alle autorità ecclesiastiche competenti di non deferire il problema
alla giustizia civile, ma di risolverlo al proprio interno. Ciò avviene – ha dichiarato
l’arcivescovo – spesso con misure severe nei confronti dei responsabili degli abusi
e sempre con la maggiore attenzione possibile verso le vittime e l’ascolto del loro
dramma.
Al Simposio ha preso parte anche mons. Giuseppe Pasotto, amministratore
apostolico del Caucaso. Al microfono di Stefano Leszczynski, il presule parla
delle impressioni suscitate in lui dall’incontro e delle ricadute che il fenomeno
degli abusi del clero spesso comporta nei rapporti con le altre Chiese:
R. – Io sono
giunto al Simposio senza avere molte attese e mi sono trovato invece proiettato in
un tema sul quale io come vescovo mi sentivo impreparato. Mi sembra come un capitolo
della mia formazione che mi sia mancato su questi problemi: mi ritrovo ad affrontarlo
adesso e ringrazio Dio. E’ una presa di coscienza di un tema. Credo che le situazioni
siano diverse nel mondo. Credo che qualcuno sia più esperto, come pure credo che vi
siano altre persone come me che sono all'inizio di questo lavoro, di questa attenzione.
Io mi ritrovo arricchito e penso che tornando nella mia Chiesa sarò capace di condividere
questo problema e questa attenzione con i miei sacerdoti.
D. - La Chiesa cattolica
del Caucaso è una Chiesa di minoranza. Nell’ambito di questa comunità, come sono state
accolte le notizie devastanti che arrivavano da altri Paesi?
R. - Racconto
un’esperienza che abbiamo avuto come Chiesa. Siamo una Chiesa di minoranza all’interno
della Chiesa ortodossa, con la quale si cerca di dialogare e di riflettere insieme,
anche se è molto difficile nel contesto georgiano. C’è stato un gruppo di integralisti,
molto conservatore, che ha voluto farci “guerra” su questo punto e un giorno ha cominciato
a distribuire in processione materiale sulla pedofilia della Chiesa cattolica. Questo
per me è stato un grande shock. I preti si sono rivolti a me dicendo: cosa facciamo?
Io ho scritto al Patriarca una lettera molto forte e molto chiara, nella quale in
modo accorato dicevo che era necessario prendere una posizione come Chiese sorelle,
che non potevamo arrivare a questo punto. Ho chiesto una sua lettera di risposta pubblica,
che però non è arrivata. Allora, ho scritto dopo un mese e mezzo dicendo che consideravo
quel silenzio una risposta. Quindi ho pubblicato la mia lettera. Immediatamente è
arrivata la risposta nella quale la Chiesa ortodossa si distaccava da quello che era
stato detto, sostenendo che non lo accettava. Così ho pubblicato anche questa risposta.
Devo dire che questo è servito anche per le relazioni tra le nostre due Chiese, perché
ha chiarito alcune cose e ci siamo trovati più liberi nel parlare anche di questi
problemi. Poi, nessuno ha più toccato questo aspetto nei nostri confronti.
D.
– Questo, quindi, è un altro aspetto di come quanto è avvenuto abbia provocato gravi
danni all’interno della Chiesa…
R. - Certamente. C’è un sito di un gruppo estremista
che riporta ogni giorno tutte le situazioni di pedofilia esistenti nella Chiesa cattolica...
Dove sei in minoranza, si sente la responsabilità della testimonianza della Chiesa
e ci si sente coinvolti nelle situazioni della Chiesa mondiale. Questo convegno mi
sta aprendo gli occhi della responsabilità più di prima.
D. - Per quanto riguarda
il Caucaso, come viene percepito questo particolare tipo di abuso?
R. – Mi
sono fatto diverse domande durante questo convegno. La nostra Chiesa può fare un servizio
di prevenzione non solo all’interno della Chiesa, ma anche nella società? Forse abbiamo
anche la missione di usufruire della ricchezza di una Chiesa universale, di una forza
di risposta che la Chiesa stava dando - perché mi sembra che certe decisioni adottate
nella nostra Chiesa universale siano forti - ed è importante metterle a servizio anche
delle altre realtà. (bf)