2012-02-09 13:48:36

I vescovi indiani: Chiesa al fianco di poveri ed emarginati


La Chiesa dell’India si impegna a favore dei poveri, degli emarginati e dell’ambiente: questo il messaggio finale della 30ma Plenaria dei vescovi indiani, conclusasi ieri a Bangalore. Nel lungo documento, i presuli sottolineano l’importanza del “ruolo profetico della Chiesa quale contributo per un’India migliore” e ribadiscono: “Per lottare a favore di un Paese migliore, la Chiesa stessa deve diventare migliore”. Il servizio di Isabella Piro:RealAudioMP3

Sono linee-guida per il futuro quelle che i vescovi tracciano a conclusione della loro Plenaria. E al primo posto, pongono la necessità di guardare, sia all’interno che all’esterno della Chiesa, ad uno stile di vita semplice, “austero”, che insegni ai fedeli a contrastare “il consumismo sfrenato”, garantendo “trasparenza e responsabilità”. Di qui, la sottolineatura forte che i vescovi danno alla “conoscenza ed attuazione della Dottrina sociale della Chiesa, la quale rimarca la centralità della persona umana e l’impegno per il bene comune, puntando allo sviluppo umano integrale e alla creazione di una società giusta”. Quanto agli “attacchi alla Chiesa”, i presuli affermano che, malgrado ciò, essi continueranno “ad operare a favore degli svantaggiati e degli emarginati, coinvolgendo in questa missione anche medici, avvocati ed altro personale qualificato”, poiché è proprio “nel raggiungere gli ultimi della società che la Chiesa rappresenta il volto compassionevole di Cristo”. Altro punto centrale per la CBCI è “la sacralità della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale”. Un principio che i presuli indiani, “dolorosamente consapevoli dei feticidi femminili”, si propongono “di inculcare” nei fedeli. Il documento finale della Plenaria affronta, poi, la questione educativa: innanzitutto, i presuli ricordano che la Chiesa in India ha costruito “una vasta rete di scuole e di università”, di cui il 59,3 % è situato in aree rurali, è frequentato dal 54% di studentesse e dal 71,7% di giovani di altre comunità religiose. In quest’ottica, quindi, i vescovi si impegnano ad utilizzare le istituzioni educative cattoliche “come agenti di trasformazione sociale, facendo sì che gli studenti assimilino quei valori etici e spirituali capaci di renderli cittadini al servizio del Paese in modo retto ed onesto”. Sullo stesso piano, la CBCI pone i servizi sanitari portati avanti dalla Chiesa e che includono “788 ospedali, numerosi dispensari e centri per malati mentali e terminali, lebbrosi, persone affette da tubercolosi e da Aids”. Si tratta, ribadiscono i presuli, di centri che curano la popolazione “a prescindere dal credo o dalla casta, al di là di ogni tipo di discriminazione”. Una lunga parte del messaggio viene quindi dedicata alla tutela dei poveri, degli emarginati, delle donne, dei bambini sempre più sfruttati, dei migranti, delle “vittime della tratta”, “di tutti coloro che vivono in una miseria disumana ed opprimente”: a tutti la Chiesa promette il proprio impegno “per la loro liberazione”, grazie anche all’aiuto delle organizzazioni non governative ed alla “cooperazione con lo Stato”, così da aiutarli ad “usufruire dei benefici e delle sovvenzioni nazionali”. In questo modo, “la Chiesa darà voce a chi è senza voce”. Soffermandosi, in particolare, sulla questione dei dalit, i vescovi indiani affermano che “la discriminazione per casta è contraria al Vangelo” e in quanto tale “va sradicata, ovunque essa persista”. “La Chiesa – si legge nel messaggio – compirà sforzi concertati per legittimare i dalit, lottando insieme a loro per l’uguaglianza dei diritti e dei benefici costituzionali che attualmente vengono loro negati sulla base della religione”. “A tutti i settori più deboli della società - continuano i vescovi - garantiamo che faremo il possibile per prepararli e portarli ad una posizione di leadership a livello locale, regionale e nazionale”. Un’altra questione cruciale affrontata dalla CBCI è quella della difesa dell’ambiente: “Siamo custodi del Creato di Dio – scrivono i vescovi – e dobbiamo usare le risorse per il bene di tutti, tenendo presente anche il nostro dovere nei confronti delle prossime generazioni”. Di qui, la messa in guardia contro “le miniere illegali, la deforestazione, l’inquinamento dell’acqua, dell’aria e della terra che distruggono l’equilibrio ecologico”. Per questo, i presuli indiani incoraggiano “l’utilizzo delle fonti naturali di energia, dell’agricoltura biologica e dell’adeguato smaltimento dei rifiuti”. Non manca, poi, naturalmente, la pagina dedicata alla pace e alla riconciliazione: in questo senso, i presuli incoraggiano i fedeli laici e le comunità cristiane di base “ad intraprendere un dialogo di vita e di azione con persone di altre tradizioni religiose, lavorando in armonia per il bene comune della società”. Ovviamente, anche “i sacerdoti, i religiosi e le religiose” devono impegnarsi nella costruzione di un Paese migliore, così come i giovani, che devono mettere “il loro dinamismo e la loro vitalità” a servizio di tale “nobile impresa” Senza dimenticare la preghiera, poiché “non è solo con i nostri sforzi – affermano i vescovi – che potremo costruire un’India migliore”. E tale sarà il Paese in cui si riscontreranno gli ideali sanciti dalla Costituzione, conclude la CBCI, ovvero “la giustizia sociale, economica e politica; la libertà di pensiero, espressione, credo, fede e culto; la fraternità che assicura la dignità dell’individuo, insieme all’unità e all’integrità della nazione; l’uguaglianza di status e le pari opportunità”. Infine, la Chiesa indiana si affida alla Vergine Maria, Assunta in cielo il 15 agosto, giorno dell’Indipendenza del Paese.







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