Essere solidali, sfida nella crisi: il Forum delle famiglie commenta il Messaggio
quaresimale del Papa
“Riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità”. Il Papa ci invita nel Messaggio
di Quaresima a cogliere questa opportunità vincendo “l’indifferenza, il disinteresse,
che nascono – sottolinea – dall’egoismo mascherato da una parvenza di rispetto per
la sfera privata” delle persone. Come si traduce questo invito nella vita delle famiglie
colpite oggi da una crisi economica che avvilisce? Roberta Gisotti ha intervistato
il presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti:
R. – Le parole
del Santo Padre sono molto chiare anche nel mettere in contrapposizione una prevalenza
del consumismo rispetto ai valori veri. Il tempo della Quaresima viene proposto come
l’occasione per riscoprire la connessione fraterna, la dimensione comunitaria, ed
è una grande occasione di conversione, anche nelle difficoltà. Quindi, stare meno
attenti alle cose e più alle relazioni tra le persone, che sono il volto di Dio che
ci viene donato.
D. – Ammonisce Benedetto XVI nel suo messaggio: “Una società
come quella attuale può diventare sorda sia alle sofferenze fisiche sia alle esigenze
spirituali e morali della vita”. Forse, è proprio ripartendo dai valori etici che
si può affrontare la crisi economica. Che dire, ad esempio, di fronte a casi di suicidio
in molti Paesi europei, attribuiti a mancanza di lavoro e di soldi?
R. – La
prima indicazione che ci dà il messaggio per la Quaresima è guardare l’altro, non
lasciarlo da solo, non restare estranei alla sofferenza di tutti. Queste scelte disperate
sono la resa di qualcuno che si è trovato da solo, senza speranza. Allora, il richiamo
a fede, speranza e carità non è formale nel Messaggio, è l’idea che a tutti è dato
di stare vicino all’altro, farsi prossimo alle persone dentro a una compagnia che
arriva anche ad essere connessione fraterna. Quindi, ci si può forse anche correggere
all'interno di questa esperienza, ma a patto che nessuno sia solo. Questo è il mandato
più forte nell’esperienza familiare e soprattutto nella società.
D. – “Il
bene esiste e vince”, scrive il Papa nel Messaggio. Come trasmettere questa forza
ai giovani, che per lo più invece vengono spaventati sul loro futuro?
R. –
Questa è la sfida più grande delle parole del Papa: è una domanda a ciascuno di noi,
su quanto siamo capaci di testimoniare, non di raccontare, che l’esperienza cristiana
consente di vivere bene e attraversare anche le difficoltà avendo comunque una gioia
di fondo, nonostante le fatiche. E a questo il Papa chiama tutta la comunità cristiana:
a testimoniare la forza del bene attraverso il nostro sguardo, le nostre opere e la
nostra capacità di stare vicino a tutti, soprattutto a chi soffre.
D. – Dal
suo osservatorio, non vede le famiglie sempre troppo preoccupate di mantenere il proprio
tenore di vita, di esasperare in qualche modo il dato economico?
R. – Io credo
che questa sia una fragilità possibile, però vedo piuttosto una realtà contraria:
ci sono famiglie che resistono strenuamente in una solidarietà interna, nella cura
delle persone fragili, nel sostenere i giovani che hanno difficoltà di progettualità,
di futuro e di lavoro e che sono stati sfibrati dalla crisi e anche da un clima che
dice che i legami familiari sono il nemico della felicità. Invece, le famiglie testimoniano
che, al loro interno, si può essere solidali. Solo che questo deve diventare un progetto
sociale, perché le famiglie da sole sono sempre più affaticate. Il Papa in questa
Quaresima ci richiama proprio a questo: attraverso gli altri ciascuno di noi può diventare
più felice, senza gli altri non ci sarà vera felicità. (ap)