Un sms solidale per sostenere il progetto "Cuore di bimbi" sulle cardiopatie infantili
nei Paesi poveri
Cosa rischia un bambino affetto da gravi forme di cardiopatie, che nasca in Eritrea
piuttosto che in Uzbekistan? Per dare ai piccoli malati e alle loro famiglie una speranza
di guarigione si impegna dal 2005 l’Associazione “Aiutare i bambini onlus”, che porta
medici e strutture in Paesi dove spesso mancano personale e mezzi idonei a sofisticati
interventi chirurgici e dove si concentra l’80% del milione di casi di cardiopatie
infantili che si registrano oggi nel mondo. Con il suo progetto “Cuore di bimbi”,
l’Associazione lancia anche quest’anno una campagna di sensibilizzazione attraverso
il sistema degli sms solidali. Alessandro De Carolis ne ha parlato con il responsabile
dell’ufficio stampa dell’Associazione, Alex Gusella:
R. - Una cardiopatia
infantile si cura attraverso un intervento di cardiochirurgia. Quindi, alle spalle
del malato deve esserci una struttura ospedaliera attrezzata e deve esserci un team
in grado di eseguire queste operazioni al cuore. I Paesi poveri mancano molto spesso
sia di strutture mediche, ma più spesso mancano di medici preparati per eseguire questo
tipo di interventi.
D. - Qui interviene la vostra associazione, che da diversi
anni promuove il progetto “Cuore di bimbi”. Anzitutto, questo vostro progetto, in
quali Paesi è diffuso?
R. - Siamo attivi in Africa, in Asia nel Sudest asiatico.
In questi anni, abbiamo salvato più di 490 bambini attraverso diverse modalità. Qualora
il Paese abbia delle strutture mediche, ma non i medici in grado di operare i bambini,
noi inviamo all’estero medici italiani che, a titolo assolutamente volontario, realizzano
brevi missioni di una settimana-dieci giorni per operare i bambini cardiopatici che
necessitano di un intervento. Un’altra modalità invece, qualora all’estero manchino
le strutture, è quella di portare i bambini in Italia. Quindi, sosteniamo le spese
di viaggio per i bambini destinati al ricovero in ospedali italiani convenzionati.
La terza modalità invece - qualora all’estero e nei Paesi più poveri esistano delle
strutture e anche dei medici in grado di realizzare le operazioni, ma la famiglia
non potesse sostenere i costi delle operazioni - prevede un nostro contributo affinché
la famiglia possa sostenere l’operazione a costo zero. E questo è possibile grazie
al sostegno della Fondazione "Aiutare i bambini".
D. - C’è una storia in particolare
di un qualche bambino o bambina che vi ha toccato particolarmente?
R. - Personalmente,
ho avuto la fortuna di partecipare ad una di queste missioni nell’aprile 2011 in Kazakistan.
É stato veramente bello poter incontrare di nuovo una bambina che era stata operata
da un’equipe proveniente dagli ospedali riuniti di Bergamo. A distanza di due anni,
abbiamo incontrato nuovamente questa bambina poiché la mamma sapeva che sul posto
era tornata l’equipe italiana. La bambina è stata visitata dal cardiologo che l’aveva
operata: gode assolutamente di buona salute, per cui ha risolto i problemi del tutto
che aveva grazie all’operazione.
D. - Avete stilato una lista di obiettivi
per la raccolta fondi del 2012. In sintesi, quali interventi prevedete?
R.
- Nel 2012, sosterremmo otto missioni all’estero, due in Kazakistan, in Uzbekistan,
in Eritrea ed in Camerun - due missioni per ciascuno di questi Paesi - e in altri
tre Paesi, la Fondazione sosterrà i costi di 110 operazioni. Questi Paesi sono: la
Cambogia, il Nepal e il Sudan, mentre 20 bambini arriveranno in Italia dall’estero,
in particolare dal Kosovo e dallo Zimbabwe. Occorrono circa 200 mila euro per realizzare
questi interventi e tutti possono contribuire dall’8 al 28 febbraio, inviando un semplice
sms del costo di due euro al numero 45507. Inoltre, con una telefonata da rete fissa
alla stesso numero, è possibile donare due o cinque euro. (bi)