Pakistan: i cristiani favorevoli a una riforma della legge sul divorzio
In Pakistan cristiani in prima linea in vista della modifica della norma che regolamenta
matrimoni e divorzi. L’agenzia AsiaNews ricorda l’impegno della Commissione nazionale
di Giustizia e pace della chiesa cattolica pakistana (Ncjp) che ha proposto una serie
di emendamenti attualmente sul tavolo del ministero per i Diritti umani. Si tratta
di un lungo lavoro politico e legale con l’obiettivo di rivedere una norma che risale
al 1869 e che discrimina la minoranza cristiana rispetto a quella musulmana. Fino
ad oggi matrimoni e divorzi sono regolati dal Christian Marriages Act of 1872 e dal
Divorce Act of 1869. Due norme, inserite all'interno del diritto civile, che possono
richiedere anche anni prima di giungere a sentenza. Per la maggioranza musulmana,
invece, le pratiche per accertare la regolarità di un matrimonio o sancirne l'invalidità
sono più spedite e si risolvono in pochi mesi. In ballo non vi è solo una questione
di libertà di coscienza o sacralità dell'atto, che per il movimento cristiano resta
un principio fermo. L’emendamento alla legge, che presto verrà presentato all’Assemblea
nazionale, che secondo i membri della Commissione porterà "sostanziali modifiche",
disciplina in modo più chiaro e articolato le possibilità di scioglimento dell’unione.
Fino ad ora lo scioglimento è limitato ai casi di adulterio, richiede fino ad otto
anni di tempo e la ratifica dell'Alta Corte per essere accettato. Attivisti per i
diritti umani e personalità della Chiesa ricordano i casi di violenze, di donne cristiane
unite a uomini convertiti all'islam e che prendono in spose altre mogli, costruendo
di fatto famiglie imperniate sulla poligamia. Oltre agli esempi estremi di violenze
o ripudio dell'uomo, vi sono anche fattori come bigamia e adulterio che, se riferiti
alla minoranza cristiana, non potevano essere regolati dalla Family Courts Ordinance
del 1964, valida solo per la maggioranza musulmana. In passato un comitato di tre
personalità cristiane ha tentativo di promuovere una riforma che però si è fermata
davanti al colpo di Stato militare dell'allora generale Pervez Musharraf. Padre Anwar
Patras, sacerdote a Rawalpindi, parla di "un grande passo" e di sforzi che "si sono
finalmente trasformati in realtà". Le leggi finora in vigore, aggiunge il religioso,
sono state causa di "grandi sofferenze", con casi arenati nei tribunali "per otto
e più anni, senza risultato alcuno". Tra i motivi che possono invalidare il matrimonio
vi sono il mancato consumo entro l'anno dalla celebrazione o che la sposa sia sottoposta
a gravi minacce. Anche in questi casi, la leadership cristiana auspica che le nuove
norme possano garantire un'accelerazione ai procedimenti. (E. B.)