Un 'patto' tra Usa e Ue sulla 'sana gestione' delle economie tra le due sponde dell'Atlantico
per evitare nuove turbolenze finanziarie internazionali. E' questo il messaggio che
il presidente del Consiglio, Mario Monti porterà a Barack Obama, che vedrà questa
sera alla Casa Bianca, nel primo faccia a faccia dall'inizio del suo mandato. Ma quanta
attesa c’è negli Stati Uniti per la visita di Monti? Francesca Baronio lo ha
chiesto a Ivan Vejvoda, vice presidente del German Marshall Fund un'istituzione
americana di politica pubblica specializzato in relazioni transatlantiche: R. – Questa visita
del primo ministro italiano, Mario Monti, è molto attesa perché c’è una situazione
preoccupante, vista da qui, dagli Stati Uniti, per quanto riguarda la crisi dell’euro.
L’Italia occupa un posto molto importante sia nella definizione della soluzione a
livello economico ma anche politico. D’altro canto, c’è la questione della sicurezza
nel Mediterraneo: l’Italia ha una posizione centrale, ha da molto tempo rapporti con
l’Africa del nord, c’è il problema dell’immigrazione. Questa posizione centrale, dunque,
privilegia l’Italia per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti.
D.
– Secondo alcuni quest’amministrazione guarda troppo all’Asia e poco all’Europa. E’
cambiato l’asse delle relazioni transatlantiche?
R. – Sì e no. Il mondo cambia
e gli Stati Uniti cercano di rispondere a questo cambiamento. E’ vero che l’Asia è
più importante all’interno dei rapporti globali, e dunque lo è anche per l’America.
C’è la Cina con la sua crescita economica, ma dall’altro lato è molto importante sottolineare
che il rapporto transatlantico rimane, forse, il rapporto più importante al mondo
in termini di parità di valori di sicurezza. L’80 per cento degli scambi finanziari
vengono effettuati appunto tra gli Stati Uniti e l’Europa. (vv)