Proseguono i bombardamenti su Homs mentre l’Unicef denuncia: 400 bambini uccisi da
marzo
Bashar al Assad prossimamente annuncerà la data del referendum sulle riforme costituzionali.
Lo ha annunciato Seghei Lavrov, ministero degli esteri russo, al termine di un incontro
a Damasco con il presidente siriano. Servizio di Francesca Sabatinelli 00:00:54:77
Dopo il veto di Russia e Cina alla Risoluzione Onu, Mosca tenta di dimostrare
che una via politica è possibile: il suo ministro degli Esteri è a Damasco per consegnare
ad Assad un messaggio del Cremlino. Del tentativo russo, Fausta Speranza ha
parlato con Paolo Magri, direttore dell’Ispi, l'Istituto studi politici internazionali:
R.
– La comunità internazionale può continuare a fare pressioni, come è stato detto,
per mantenere la proposta di risoluzione in sede Onu e sperare in un ammorbidimento
della posizione russa e cinese. Può operare con sanzioni bilaterali, cioè rafforzare
le sanzioni che già Unione Europea e Stati Uniti hanno in corso, l’embargo petrolifero,
potrebbero introdurre un embargo sulle armi – che però ha poco valore se la Russia
ne è fuori e continua a fornire armi – o può creare un gruppo di contatto, come è
stato proposto da Hillary Clinton, cioè un gruppo di pressione esterno che sostenga
politicamente, e magari non solo politicamente, i ribelli.
D. – Tutto questo
però di fronte ad un bagno di sangue in atto in Siria: si parla di 400 bambini uccisi
da marzo e, oltre tutto, di 400 bambini che sono attualmente nelle carceri...
R.
– Questa è la responsabilità che la comunità internazionale sente, e questo è anche
un tema che nel medio termine anche russi e cinesi non potranno dimenticare. La Russia,
in particolare, ha una rapporto forte con la Siria. Entrambi i Paesi, Russia e Cina,
sostengono la difesa della sovranità nazionale, ma hanno interessi altrettanto forti
con gli altri Paesi della "primavera araba", e quindi a lungo andare non avranno nessun
interesse a trovarsi isolati nella difesa di un unico leader con tutto il resto della
Lega araba e degli altri Paesi con i quali hanno rapporti commerciali e politici importanti
chiamati al banco degli imputati.
D. – Come sono cambiati gli equilibri di
quell’area, dopo la primavera araba, in particolare appunto all’interno della Lega
araba?
R. – Sicuramente, l’indebolimento dell’Egitto ha creato un vuoto di
potere. L’Egitto è sempre stato un Paese predominante all’interno della Lega araba,
e ciò si è visto. C’è un dinamismo dell’Emiro del Qatar e delle monarchie del Golfo
in generale - Qatar ed Arabia Saudita in primis - molto forte. Chiaramente, è in atto
una ridefinizione dei poteri e certo le monarchie del Golfo stanno giocando un ruolo
molto importante. Lo si vede dagli aiuti che hanno dato ai ribelli nei vari Paesi
– e il sostegno ai Fratelli Musulmani e ai loro partiti nei vari Paesi – e dagli aiuti
economici molto forti, più forti di quelli che sta dando l’Occidente.
D. –
A che gioco sta giocando la Siria? Perché la repressione continua, non accenna a diminuire...
R.
– È un gioco disperato: l’élite alawita che unisce nel governo del Paese interessi
militari, politici ed economici, stabilisce che non ha altra alternativa per mantenere
il suo potere che la resistenza più strenua e attaccandosi al potere come abbiamo
visto fare da Gheddafi, e dal suo clan, durante le tristi vicende libiche. Quindi,
è una resistenza durissima. Gli osservatori lo hanno sempre detto: si tratta di un’élite
di governo e di potere molto forte, che difenderà fino all’ultimo i propri privilegi
perché sa benissimo, che un cambio di governo significherebbe essere spazzati dalla
storia siriana.
D. – E la via di uscita che offriva le Lega araba, non era
abbastanza?
R. - La via di uscita che offriva le Lega araba era un primo passo
per una trasformazione del potere, “un regime change” moderato e gestito con tempi
più soft, ma che a quanto pare, non è stato ritenuto accettabile da chi governa il
Paese in questo momento. (bi)