Dopo il no ad una risoluzione Onu sulla Siria, Mosca invia il ministro degli Esteri
in missione diplomatica a Damasco
Dopo il veto posto insieme alla Cina alla Risoluzione del Consiglio di sicurezza che
condannava fortemente la repressione in Siria, la Russia ha inviato il suo ministro
degli Esteri a Damasco: dovrebbe consegnare oggi un messaggio del Cremlino al presidente
Assad. Del ruolo di Mosca nella crisi siriana Fausta Speranza ha parlato con
Maurizio Simoncelli dell’Istituto di ricerche Archivio Disarmo: R. – Mosca
è l’alleato storico della Siria insieme all’Iran. Prima l’Unione Sovietica e oggi
la Russia. Gli arsenali militari siriani sono tutte armi di produzione russa. C’è
un legame storico, quindi, e la Russia rivendica una sua leadership nelle trattative
per arrivare a un’intesa con l’attuale governo di Damasco: insomma la Russia cerca
un suo ruolo sulla scena internazionale. Lo possiamo vedere anche in una prospettiva
di politica interna di Mosca, in un momento in cui Putin è sottoposto ad una aperta
contestazione, cosa che negli anni passati c’è stata ma in forma decisamente più ridotta
e – direi – anche decisamente più repressa. Attualmente, invece, Putin si sta trovando
di fronte a manifestazioni di piazza significative per quello che è il quadro russo.
Quindi è evidentemente comprensibile tutto questo.
D. – Che dire del
ruolo della Cina?
R. – La Cina cerca di giocare un ruolo a livello internazionale
ovunque sia possibile avere poi anche dei rapporti commerciali interessanti. Non dimentichiamo
che la Siria è un produttore, seppur piccolo rispetto ad altri giganti del territorio,
di petrolio: produce qualcosa come 500 barili di petrolio al giorno, di cui la metà
è destinata al mercato interno ma l’altra metà è destinata all’esportazione e rappresenta
una delle principali voci della sua economia. E’ un soggetto interessante dal punto
di vistaeconomico anche per la Cina, anche per Pechino. Tra l’altro la Siria
– e questo non va dimenticato – a suo tempo ha tentato di realizzarsi anche un’arma
nucleare: era soltanto pochi anni fa, nel 2007. Ci fu addirittura un attacco israeliano
sul sito di al Kibar, dove risultava che stessero tentando di avviare la produzione
dei materiali e delle attrezzature fondamentali per poi arrivare ad una vera e propria
bomba atomica.
D. – Il ministro degli Esteri russo ha definito “indecente
ed isterica” la reazione dell’Occidente dopo il veto di Mosca e Pechino in Consiglio
di Sicurezza dell’Onu alla Risoluzione che condannava la repressione in Siria… R.
– Al di là dei termini, che ovviamente sono rivolti ad un pubblico interno ed esterno
e fanno parte – come dire – del “teatrino della politica”, certamente l’Occidente
e gli Stati Uniti in particolare da tempo stanno premendo per una soluzione diplomatica.
Ma direi che non è soltanto l’Occidente: dobbiamo ricordare che la Lega Araba è da
un anno che sta cercando di operare pressioni nei confronti di Assad… Mi sembra che
i risultati siano stati praticamente nulli. Ci sono state anche le minacce statunitensi
di bloccare addirittura le forniture di armi nei confronti della Siria, che vorrebbe
dire andare a bloccare i commerci tra Mosca e Damasco e dunque certamente andare a
creare ostacoli ad un gigante della politica internazionale. Alla luce di tutto questo
la risposta russa è più comprensibile… (mg)