2012-02-07 14:24:01

Colombia: i vescovi rilanciano l’evangelizzazione per fare fronte alle nuove sfide nel Paese


Rinnovarsi e riorganizzarsi per evangelizzare i colombiani in un momento di grande difficoltà, ma anche di speranza per il Paese: è questa la sfida centrale che attende l’episcopato colombiano nei prossimi anni. Questo in sintesi il senso dell’intervento del presidente della Conferenza episcopale, mons. Rubén Salazar Gómez, all’apertura dei lavori della 92ª plenaria dei vescovi in corso da ieri fino al 10 febbraio a Bogotà. Il presule ha iniziato il suo intervento tracciando un’ampia panoramica della situazione socio-politica del Paese. Un quadro fatto ancora di molte ombre, ma anche di qualche luce. “Viviamo in una società che patisce un conflitto cronico che affonda le sue radici in molti eventi e situazioni che nel corso della nostra lunga storia hanno creato una società iniqua, disuguale con elementi inquietanti di ingiustizia strutturale ", ha detto l’arcivescovo di Bogotà, rilevando che la debolezza dello Stato “ha permesso a forze criminali di occupare vaste parti del Paese dove impongono la propria legge con il sangue e con il fuoco. Il conflitto armato che è l’elemento più visibile e distruttivo del conflitto sociale imperante – ha proseguito mons. Salazar Gómez - continua a mietere vite, a distruggere le comunità, impedendo la pacifica convivenza dei cittadini”. Ma secondo il presule, ci sono anche segnali di cambiamento che promettono un futuro migliore: “Abbiamo preso coscienza del fatto che tutti – lo Stato e la società civile, con l’impegno di tutti i cittadini - sono chiamati a partecipare alla riparazione dei danni causati dall'ingiustizia e a dare ad essi il giusto peso legale per consolidare un autentico Stato di diritto. Inoltre, ha continuato, “stiamo vivendo una ripresa economica che ha permesso di migliorare lentamente il benessere della popolazione”, mentre lo Stato ha cominciato ad attuare misure per la ridistribuzione della ricchezza a favore dei milioni di colombiani “che continuano a vivere in condizioni deplorevoli di povertà e di miseria”. C’è insomma “una crescente consapevolezza che apre nuovi orizzonti perché la Colombia possa lasciarsi alle spalle ciò che ha ostacolato la pace e consolidi i processi necessari per cercare la giustizia e la solidarietà, al fine di garantire una vera convivenza fra tutti i colombiani”. In questo contesto la Chiesa continua la sua opera evangelizzatrice: perché se è vero che la società colombiana ha una radicata tradizione cristiana, è anche vero che questa realtà sta cambiando: invece di un “ambiente favorevole alla fede” oggi si vede messo “in discussione il Vangelo e i suoi valori, la Chiesa e il suo insegnamento”. Si tende a vivere "come se Dio non esistesse". Inoltre, per molti cristiani la pratica della fede è diventata “monotona e priva di dinamismo”. I dati di un recente sondaggio del quotidiano locale “El Tiempo” - secondo cui otto colombiani su dieci si dichiarano cattolici, ma neanche la metà legge la Parola di Dio o partecipa alle Messe - dimostrano “una dicotomia tra fede e vita reale”. In un momento in cui “la lotta del bene contro il male assume nuove forme - ha quindi concluso mons. Salazar Gómez - è necessario usare nuove armi nel campo etico e morale”. In questo senso, le difficoltà sono anche “preziose opportunità” per la Chiesa. Parlando ai giornalisti a margine dell’apertura dei lavori, mons. Salazar Gomez ha espresso preoccupazione per i nuovi attentati compiuti in questi giorni dalla guerriglia in Colombia, accusando le Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) di non essere più un gruppo politico, ma “una banda di terroristi” e chiedendo la fine degli attacchi che non fanno altro che causare vittime tra le persone innocenti. (L.Z.)







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