2012-02-06 14:00:30

Seul: simposio su missione ed evangelizzazione nella penisola coreana


La Corea del Nord rimane un territorio chiuso all’attività missionaria. Questo non dovrebbe impedire, però, di promuovere un’azione evangelizzatrice nel Paese. E’ quanto è stato ricordato durante un simposio, sotto l’egida del Future Pastoral Institute, svoltosi nei giorni scorsi a Seoul, in Corea del Sud. Per padre Norbert Cha Dong-yeob, direttore dell’Istituto, lo slancio evangelizzatore, a causa dell’impossibilità di condurre attività missionarie nel Nord, deve essere rivolto ai transfughi nordcoreani che si sono stabiliti in Corea del Sud. Secondo stime recenti, sarebbero oltre 20 mila i transfughi nordcoreani che vivono in questo Paese. In base ad un sondaggio condotto nel 2033, almeno il 70% ha affermato di essere credente. Tra questi, oltre tre quarti degli intervistati hanno dichiarato di essere cristiani. L’evangelizzazione dei transfughi – è stato sottolineato durante il simposio – può indirettamente avere un impatto nel Nord. Nel caso di una prossima riunificazione della penisola coreana – sottolinea l’agenzia Zenit - i rifugiati potranno infatti “fungere da relé” presso la popolazione nordcoreana. Suor Lim Sun-yun, direttrice del Centro per i rifugiati nord coreani della diocesi di Incheon, ha chiesto prudenza e gradualità. Nam Dong-jin, vice presidente del Comitato per la riconciliazione in Corea, ha infine ricordato che i transfughi nordcoreani vengono invitati a partecipare agli incontri dei gruppi di preghiera. Un altro programma, chiamato “Home-stay”, prevede che una volta l’anno, famiglie sudcoreane ospitino per alcuni giorni rifugiati nordcoreani. (A.L.)







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