2012-02-05 10:45:54

“All’origine della pretesa cristiana”: testo di riflessione per Cl. L’intervista con don Julián Carrón


Per tutto il 2012 il libro di mons. Luigi Giussani “All’origine della pretesa cristiana” sarà il testo della "Scuola di comunità", la catechesi settimanale degli aderenti a Comunione e Liberazione, in tutto il mondo. Recentemente è stata presentata la nuova edizione del volume, edito da Rizzoli, ed è intervenuto don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Cl. Perché è stato scelto proprio questo testo? Debora Donnini lo ha chiesto allo stesso don Carron:RealAudioMP3

R. – Abbiamo scelto questo documento per continuare il lavoro svolto lo scorso anno, durante il quale abbiamo affrontato il testo precedente del “PerCorso”, “Il senso religioso”. Negli ultimi anni stiamo cercando, infatti, di proseguire la nostra educazione nella fede, avendo come guida una frase di don Giussani: se la fede cristiana non è un’esperienza vissuta nel presente, dove trova conferma della sua ragionevolezza e della sua capacità di rispondere al bisogno dell’uomo, non potrà resistere in un mondo in cui tutto dice il contrario. Attraverso questo testo, noi vogliamo cercare di rispondere a questa preoccupazione di mons. Giussani, aiutandoci a verificare, nell’esperienza reale della vita, la pertinenza della fede alle sfide che ciascuno di noi, personalmente o socialmente, deve affrontare. Ci ha molto colpito il fatto che questo coincida quest’anno con la decisione del Papa di indire l’Anno della Fede: saremo veramente contenti di ascoltare quanto Benedetto XVI ci dirà e di ricevere l’aiuto che ci verrà dal Santo Padre.

D. – Ad ottobre si terrà il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione: come sta lavorando Comunione e Liberazione per portare avanti, appunto, la nuova evangelizzazione in un mondo sempre più segnato dalla scristianizzazione?

R. – Quello che stiamo cercando di fare, seguendo questo percorso, è di educarci ad un modo di vivere la fede che ci permetta di essere in condizione di poterla testimoniare ovunque, nella modalità in cui stiamo al lavoro, in cui ci poniamo davanti alle circostanze della vita, alla malattia, alle sfide sociali - di qualsiasi tipo siano - che ci troviamo ad affrontare. Quello che possiamo mostrare a tutti è una testimonianza: c’è un’altra possibilità di stare nel reale, che introduce la fede cristiana.

D. – C’è qualche esempio, qualche novità?

R. – Noi cerchiamo sempre di stare in contatto con tutti gli ambienti, tanto quelli ecclesiali che non, con altri gruppi cristiani e con altre confessioni cristiane. La nostra presenza è a tutto campo: dalla risposta caritativa ai bisogni che troviamo, dalle sfide culturali alla testimonianza personale o alla presenza nel sociale. Sono tante modalità che testimoniano che c’è una possibilità di vivere la fede in contatto con la realtà nella sua totalità. Questo è quello che abbiamo cercato di fare affrontando anche la situazione di crisi che ci troviamo a vivere: abbiamo proposto una serie di incontri per cercare di spiegare un modo diverso nell’affrontare questa crisi, che non consista soltanto nel subirla, ma nel tentativo di rispondere come ad una possibilità di cambiamento, ad una sfida per la nostra crescita, così da poter rispondere a tutti i bisogni che abbiamo.

D. – Lei guida la Fraternità di Comunità e Liberazione dal 2005 ed è succeduto al fondatore, mons. Luigi Giussani: come sta andando? Ci può fare un bilancio di questi anni?

R. – Sono stati anni bellissimi, ma anche anni in cui per me – in tante occasioni – è stato tutto nuovo da imparare, perché abitavo a Madrid e anche se partecipavo alla vita del Movimento, ho dovuto imparare ad aprirmi a tutta la quantità di operosità, a tutta la complessità e la ricchezza della nostra esperienza cristiana. Da questo punto di vista ho dovuto affrontare tante sfide, ma ho anche avuto – allo stesso tempo – la possibilità di crescere nella gratitudine per quello che mons. Giussani ha fatto, anche se per noi è comunque sempre una strada in cammino. (mg)







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