2012-02-05 14:31:19

Siria: la comunità internazionale critica il veto di Russia e Cina alla risoluzione di condanna dell’Onu


Ennesima giornata di violenza in Siria: circa 50 persone sono rimaste uccise negli scontri in diverse parti del Paese. Un’escalation che arriva all’indomani di altri 300 morti ad Homs e del veto di Russia e Cina ad una nuova risoluzione di condanna di Damasco da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Dura la reazione di tutti i Paesi occidentali, rammaricato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, per il quale il veto “indebolisce il ruolo dell’Onu”. Per Mosca il testo era “squilibrato” perché imponeva un cambiamento forzato alla Siria. Intanto desta sconcerto nella comunità internazionale la denuncia dell’organizzazione Human Rights Watch, che accusa l’Esercito e le Forze di sicurezza di Damasco di torture e uccisioni nei confronti di minori. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. – La Siria è un Paese profondamente diviso, e solo il forte regime degli Assad in 40 anni l’ha tenuto sotto controllo. Ora che il regime è in crisi, viene fuori tutto: gli odi passati, le preoccupazioni future. Quindi, questo non stupisce. Stupisce semmai che tutto ciò avvenga in una sorta di silenzio, perché in pratica in Siria non ci sono osservatori esterni.

D. – E’ credibile che ci siano stati questi sanguinosi episodi nei confronti di minori?

R. – Credo di sì, perché se si vuole controllare l’opinione pubblica, nulla è più utile che colpire i soggetti più deboli: in questo caso, i bambini.

D. – Intanto, la comunità internazionale è spaccata su questa crisi siriana. Ci porteremo avanti questa spaccatura con quali conseguenze?

R. – La prima spaccatura che in qualche modo si è risolta era all’interno della Lega araba, tra chi voleva interferire e quei Paesi conservatori che considerano l’interferenza in ogni caso negativa. La seconda spaccatura, quella che forse si può risolvere, è quella che vede la Russia isolata ma agguerrita. La Russia ha questa politica di difesa estrema del regime di Assad perché teme che un cambiamento di regime possa nuocere all’assetto che la Russia ha in Siria, e cioè alla base navale di Tartus; tenendo anche conto che tra esattamente un mese in Russia si voterà: quindi Putin non può mostrarsi debole di fronte ad una crisi internazionale, ma non può neanche mostrarsi troppo deciso perché la sua opinione pubblica interna potrebbe accusarlo, anche in questo caso, di essere profondamente antidemocratico. (gf)







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