I giovani al centro della 34.ma Giornata italiana per la Vita, promossa dalla Cei
"Giovani aperti alla vita". E’ questo è il tema della 34.ma Giornata della Vita che
si celebra domani in tutta Italia. Centinaia gli eventi organizzati nel Paese, insieme
o a fianco alle iniziative delle diocesi, per proporre alla comunità cristiana ed
alla società civile una riflessione sul tema del diritto alla vita. Ce ne parla Davide
Dionisi:
“La vera giovinezza
risiede e fiorisce in chi non si chiude alla vita. Essa è testimoniata da chi non
rifiuta il suo dono e da chi si dispone a esserne servitore e non padrone, in se stesso
e negli altri”. Nell’apertura del messaggio del Consiglio episcopale permanente per
la 34.ma Giornata nazionale per la vita c’è tutto il significato di questa giornata.
Ma operare per un effettivo superamento delle cause che inducono all’aborto, in campo
socio-sanitario e culturale, anche a livello nazionale e internazionale è sempre più
difficile. Cosa significa, allora, essere oggi al servizio della vita? Lo abbiamo
chiesto a Patrizia Lupo, responsabile del segretariato sociale per la vita,
associazione cattolica che opera a Roma dal 1985:
R. – Significa essere totalmente
disponibili alla vita, alla vita che non ha un momento per nascere o per morire: ogni
momento è buono …
D. – Per molte donne, l’aborto da eccezione sta diventando
la regola. Non pensa che la 194 venga troppe volte disattesa o mal interpretata dai
medici?
R. – La 194, purtroppo, ha creato una mentalità ed una "cultura", un
costume, una mentalità che ormai ha fortemente facilitato le cose, e così ha svilito
la vita … Io lo definisco sempre una ferita profonda, un colpo purtroppo incassato
e dimenticato nel cassetto, da parte della nostra società …
D. – Perché, secondo
lei, le politiche per la vita ancora non vengono affiancate a quelle della famiglia?
Quali sono le difficoltà?
R. – C’è una mancanza di impegno. Se andiamo a vedere
le relazioni che ogni anno vengono presentate sull’andamento del fenomeno-aborto,
non c’è mai una statistica in cui si parli dei motivi che spingono una donna, una
coppia, ad abortire. Se conosco i motivi, è chiaro che poi devo in qualche modo intervenire
ed ammettere che possa esserci un aborto: ma ci dimentichiamo che attraverso la 194
in questi anni sono stati praticati più di 5 milioni di aborti, senza parlare dell’aborto
clandestino che, comunque, esiste ancora. (gf)