Giornata mondiale per la lotta al cancro: attività fisica, importante elemento di
prevenzione
Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata per la lotta al cancro, che quest’anno
è incentrata sull’importanza dell’attività fisica come forma di prevenzione e strategia
per migliorare lo stile e la qualità di vita dei malati. Secondo i dati dell’Oms,
7,6 milioni di persone dal 2008 ad oggi sono morte a causa di questa malattia. La
ricerca sta facendo passi avanti ma medici e ricercatori ancora denunciano la mancanza
di fondi per sviluppare cure efficaci. Una nuova frontiera in questo ambito, fortemente
utilizzata in America e Giappone, ma in via di sviluppo anche in Italia e nel resto
d’Europa, è rappresentata dalla “farmaco-genetica” che mira a realizzare terapie personalizzate.
Su questo, Cecilia Seppia ha intervistato il prof.Giuseppe Tòffoli
direttore dell’unita di farmacologia sperimentale clinica di Aviano:
R. – Quello
che oggi si sta cercando di fare, è personalizzare la terapia, cioè di dare il farmaco
giusto al giusto paziente, al dosaggio giusto, adeguato. Per far questo si cerca di
capire quali siano le caratteristiche genetiche che caratterizzano ciascun paziente
e ciascun tumore – io mi occupo di farmaci anti-tumorali – e in base a questo poi
modulare il farmaco, scegliere il farmaco e il relativo dosaggio.
D. – Cure
oncologiche personalizzate, su misura, che partono però da uno studio sul Dna …
R.
– L’obiettivo è quello di andare a capire quali sono le peculiarità che caratterizzano
il Dna del tumore: ma questo già si sta facendo. Cioè, in base a peculiarità e specificità
del Dna del tumore, si dà la terapia. Il farmaco va dato in funzione di specifiche
caratteristiche. Ma quello che si vuol fare, in futuro, non è solo dare il farmaco
in base alla caratteristica del tumore, ma anche alle caratteristiche del paziente,
del Dna di ciascun paziente. E noi abbiamo, nel nostro Dna, circa 37 milioni di polimorfismi,
cioè di variazioni genetiche presenti all’interno della popolazione, che sono probabilmente
quelle che poi condizionano non solo la terapia, ma lo stile di vita, il modo di essere
di ciascuno di noi. Proprio questi polimorfismi sono alla base delle strategie terapeutiche
future personalizzate.
D. – Ci sono effetti collaterali?
R. – Direi
che è esattamente il contrario! La personalizzazione della terapia – cioè la farmacogenetica
– dovrebbe limitare gli effetti tossici nel caso della terapia antitumorale, dove
gli effetti tossici – come tutti sanno – possono essere anche frequenti ed impegnativi
per il paziente: dovrebbero cercare di evitare proprio questi!
D. – Per quanto
riguarda l’Italia, ci sono attualmente pazienti in cura con questo nuovo metodo?
R.
– Noi stiamo operando su 15 mila pazienti; abbiamo una casistica che grosso modo si
aggira su questi numeri, che sono stati monitorati per le loro peculiarità farmaco
genetiche e in cui stiamo cercando di ottimizzare la terapia e trarre conclusioni
per rendere effettiva questa strategia, per renderla concreta nella pratica quotidiana.
D.
– Quale eco, quale impatto ha la farmacogenetica anche a livello mondiale?
R.
– L’impatto è notevole. Le agenzie regolatorie – sia l’Emea (European Medicines Agency)
che l’Fda americana (Food and Drug Administration) raccomandano i test genetici nella
sottomissione delle procedure per l’approvazione di un farmaco nella terapia dei pazienti.
Quindi l’impatto sicuramente è molto forte. Ci sono due cose che riguardano la genetica
del farmaco. Una, relativa al tumore, e su questo siamo già molto avanti perché oggi,
nella pratica quotidiana, i farmaci – certi farmaci – vengono dosati in base alle
specificità genetiche del tumore. L’altra, su cui ancora siamo ancora un po’ indietro,
siamo ancora un po’ agli inizi, è quella che riguarda le caratteristiche genetiche
del paziente, quei 37 milioni di polimorfismi, alcuni dei quali possono essere importanti
per personalizzare la terapia.
D. – Ci sono abbastanza fondi in Italia per
implementare la farmacogenetica?
R. – Questo è un argomento su cui io personalmente
sono molto sensibile. Non ci sono fondi sufficienti per la ricerca. Questo è vero.
Però, probabilmente, c’è anche la necessità di razionalizzare meglio le risorse che
vengono investite. Forse dobbiamo anche modificare un po’ il nostro atteggiamento
nei confronti dei finanziamenti della ricerca nel nostro Paese. E soprattutto, un’altra
cosa che secondo me è estremamente importante: dovremmo anche rendere la ricerca produttiva.
Cioè, c’è quel trasferimento tecnologico di cui il nostro Paese ha sicuramente molto
bisogno.
D. – Quest’anno, la Giornata è incentrata sull’attività fisica come
forma di prevenzione e come strategia per migliorare la vita dei malati... Sicuramente
è importante l’attività fisica, è importante avere uno stile di vita adeguato anche
per prevenire il tumore?
R. – Assolutamente sì. Lo stile di vita – cioè tutto
ciò che è ambiente, noi diciamo – è fondamentale. Cioè, il fumo di sigaretta è estremamente
pericoloso; certi grassi nell’alimentazione … Però, richiamandomi a quello che dicevo
prima sulla farmacogenetica, molti di questi polimorfismi di cui parlavo prima, possono
essere importanti proprio in funzione dello stile di vita: cioè, soggetti che sono
più a rischio e non sanno di esserlo, se conducono uno stile di vita più appropriato
sicuramente possono evitare l’insorgere di malattie, di tumori o di tutto ciò che
magari la loro predisposizione genetica porta loro. (gf)