Sentenza Corte distrettuale Usa: nessuna responsabilità della Santa Sede nella truffa
dell’affarista Martin Frankel
Negli Stati Uniti, la Corte distrettuale del Mississippi ha emesso una sentenza definitiva
sul caso “Dale v. Colagiovanni” stabilendo che la Santa Sede non ha alcuna responsabilità
nei traffici dell’affarista Martin Frankel. Quest’ultimo, sottolinea l’avvocato della
Santa Sede Jeffrey Lena, ha utilizzato illecitamente il nome del Vaticano per continuare
le sue attività finanziare illegali a danno della reputazione della stessa Santa Sede.
I cinque soggetti che avevano denunciato il Vaticano hanno dunque deciso spontaneamente
di ritirare le accuse. Il servizio di Alessandro Gisotti:
La
scelta di chiamare in causa la Santa Sede per gli affari di Martin Frankel si è rivelata
“sbagliata”: è quanto afferma l’avvocato Jeffrey Lena che, in un comunicato, ripercorre
i passaggi principali che hanno portato alla sentenza del caso “Dale v. Colagiovanni”.
Il legale ricorda innanzitutto che, nel 1998, la Santa Sede - attraverso il cardinale
segretario di Stato Angelo Sodano - aveva “categoricamente rifiutato” la possibilità
che Frankel, che agiva sotto lo pseudonimo di “David Rosse”, potesse creare una Fondazione
vaticana. E, tuttavia, l’affarista aveva creato una Fondazione fittizia, la “St Francis
of Assisi Foundation to Serve and Help the Poor and Alleviate Suffering” (SFAF), presentandosi
come “consigliere finanziario del Vaticano”, e millantando che la Fondazione fosse
stata addirittura autorizzata personalmente da Giovanni Paolo II. Dunque, scrive l’avvocato
Lena, la Santa Sede “è diventata la vittima inconsapevole della frode di Frankel”
che ha utilizzato il nome del Vaticano nella sua attività di “saccheggio di compagnie
assicurative”.
Nel comunicato, si evidenza la massima disponibilità
mostrata dalla nunziatura negli Stati Uniti e dalle autorità vaticane nel chiarire
che Frankel non aveva ricevuto alcuna autorizzazione ad istituire la Fondazione. In
particolare, si menziona una testimonianza sotto giuramento del cardinale Giovanni
Battista Re che ribadiva come la creazione in Vaticano di tale Fondazione fosse “impensabile
e impossibile”. L’avvocato Lena osserva, quindi, che da una parte la Santa Sede ha
dovuto pagare delle spese legali non necessarie; dall’altra che il concentrarsi sul
Vaticano ha sviato l’attenzione di chi avrebbe dovuto invece controllare meglio le
attività illecite di Frankel. Infine, il legale della Santa Sede rileva che “Dale
v Colagiovanni” è uno di tre casi in cui - dal 1999 al 2002 – è stato chiamato in
causa negli Stati Uniti il Vaticano e lo Ior. Tutti e tre chiusi con l’assoluzione,
con formula piena, da ogni accusa.