2012-02-03 15:16:23

I vescovi europei e la crisi dell'euro: oltre all'economia di mercato serve l'economia del dono


E’ stato firmato ieri al parlamento europeo il Trattato sul Fondo salva-stati permanente. Il fondo – che sarà un'istituzione finanziaria internazionale con base in Lussemburgo – diventerà operativo nel prossimo mese di luglio e avrà risorse iniziali per 500 miliardi, grazie a 700 miliardi di capitale sottoscritto dagli Stati dell'Eurozona. A margine di questi provvedimenti, mons. Piotr Mazurkiewicz, segretario generale della Comece – la Conferenza degli Episcopati della Comunità Europea – torna a parlare dalla sede di Bruxelles della necessità di riscoprire il valore della responsabilità e della solidarietà, come già sottolineato nel documento che i vescovi europei hanno pubblicato a metà gennaio “Una comunità europea di solidarietà e responsabilità”. L'intervista è di Antonella Palermo:RealAudioMP3

R. – Il problema, in Europa, non è quello della mancanza dei soldi. E' importante che nella Chiesa siamo per l’economia di mercato, ma c’è poi anche l’economia del dono. Adesso c’è la sfida in senso pratico.

D. – La solidarietà tra i Paesi europei, secondo lei, rischia di essere soltanto uno slogan?

R. – Io penso che questo sia un momento di prova. Adesso, questa necessità di solidarietà è più urgente: l’euro non è soltanto una moneta, ma rappresenta anche un simbolo dell’unificazione dell’Europa. Se perdiamo l’euro, in questo momento perdiamo molto di più: perdiamo questo senso di comunità anche tra le nazioni europee.

D. – Se potesse rivolgersi direttamente ai leader di Francia e Germania, cosa direbbe loro in questo frangente storico così difficile?

R. – Il fondamento dell’Unione Europea era anche questo rispetto della dignità di tutti i Paesi. E’ molto importante che, in questo processo in cui si devono prendere decisioni, tutti si sentano rispettati. Questo è importante per tutti i Paesi, per i piccoli e per i grandi… Se vogliamo essere insieme, allora dobbiamo vivere come fossimo in una famiglia. In Europa si parla della libertà, dell’uguaglianza e – la terza parola – della fraternità. (mg)







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