2012-02-02 12:26:36

La crisi in Italia colpisce soprattutto l'occupazione femminile


La crisi in Italia ha inciso pesantemente sull’occupazione femminile. Nel triennio 2008-2010 le donne con un posto di lavoro sono diminuite dell’1,1%. E’ quanto emerge dal rapporto “Stati generali sul lavoro delle donne in Italia”, presentato oggi a Roma. E preoccupa soprattutto che siano in aumento coloro che hanno smesso di cercare un’occupazione: il 16,6% contro il 4,4% della media europea. Il servizio di Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

L’aumento dell’occupazione femminile, soprattutto quella a tempo pieno, ha subito uno stop nel 2008. In Italia lavora il 46 per cento delle donne, in Europa solo Malta fa peggio. E dallo scoppio della crisi, il 2009, la situazione si è avvitata. E’ calata di 270 mila unità l’occupazione qualificata, mentre è cresciuta quella non qualificata. C’è più part time, ma solo perché così le aziende possono abbattere il costo del lavoro. Tante donne poi guadagnano il 6% in meno dei colleghi maschi. E dopo l’ufficio c’è il lavoro familiare svolto per il 76% proprio dalle donne. Linda Laura Sabbadini, capo dipartimento dell’Istat:

“O ci si mette in testa che bisogna rifondare il sistema di welfare su una base diversa, tenendo conto che le donne non possono essere più il pilastro del lavoro non retribuito o – se questo aspetto non verrà aggredito – la prospettiva non potrà che essere il peggioramento della vita delle donne e il peggioramento di tutti i soggetti vulnerabili e svantaggiati di cui le donne si fanno carico”.

Tra le madri il 30% interrompe il lavoro per motivi familiari, e sono 800 mila le donne che sono state costrette in qualche modo a licenziarsi a causa di una gravidanza. Una situazione da correggere secondo il presidente del Cnel Antonio Marzano:

“Questi sono i segnali di una situazione che non va. Credo che ci vogliano delle misure: nell’ampio problema della riforma del mercato del lavoro, bisogna anche dedicare una parte a questo”.

Questo va di pari passo con la riforma degli ammortizzatori sociali, che il governo ha in agenda. (gf)







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