India. L'attacco di estremisti indù al Collegio gesuita. Il testimone: lasciati liberi
di agire
Lo Stato del Karnataka, nel sud dell’India, è stato teatro nei giorni scorsi di un
nuovo episodio di intolleranza anticristiana. Un gruppo di estremisti indù ha attaccato
il Collegio dei Gesuiti-Liceo San Giuseppe, nella cittadina di Anekal, ferendo alcuni
degli studenti che vi si trovavano. Dietro il fatto, che risale al 27 gennaio, c’è
l’accusa mossa dagli estremisti di non aver issato nel Collegio la bandiera nazionale
in occasione della Festa della Repubblica. Una motivazione bollata come pretesto dai
Gesuiti. La collega della redazione francese, Helene Destombes, è riuscita
a contattare sul posto uno dei giovani seminaristi gesuiti, TraveenKumard:
R. – Ce qui
c’est passé le 27 Janvier, pout tout le monde… Quello che è successo il 27 gennaio
è stato veramente scioccante, per tutti, ma soprattutto per i Gesuiti. I Gesuiti si
trovano ad Anekal ormai da qualche anno. Avevano aperto il liceo nel 2010. Ma già
prima di questa aggressione, gli estremisti indù venivano spesso al Collegio chiedendo
denaro e sollecitando gli alunni a unirsi al loro gruppo. Già nel 2010, la parrocchia
dei Gesuiti era stata attaccata, come pure il campus degli studenti.
D. – Qual
è stata la reazione delle autorità, di fronte a questi atti di violenza, di fronte
alle persecuzioni nei riguardi dei cristiani?
R. – La réaction est nulle, parce
que le gouvernement qu’on a ici, même dans l’état, … Assolutamente nulla: il nostro
governo, qui, anche a livello di Stato, è nelle mani del Bharatiya Janata Party, che
è il gruppo estremista: per questo, non c’è stata reazione da parte delle autorità.
Non hanno reagito, hanno lasciato che la folla prendesse ciò che voleva…
D.
– Quali rapporti intercorrono tra la comunità cristiana e la popolazione indù?
R.
– Avec la population indu on a très bonnes relations… Con la popolazione indù i
rapporti sono molto buoni: non tutti gli indù sono estremisti. C’è una minoranza indù
che afferma di essere contraria ai cristiani, perché i cristiani sono da sempre impegnati
nell’educazione della popolazione dalit, che gli indù radicali considerano non umani.
Ci sono tanti poveri e grazie al nostro Collegio i figli dei poveri possono andare
a scuola e ricevere una formazione. Gli indù estremisti non hanno accettato questo
cambiamento.
D. – Ma si può parlare veramente di “persecuzione” nello Stato
del Karnataka?
R. – Oui. Ce n’est pas la première fois que les chrétiens en
Inde sont attaqués. … Sì. Non è la prima volta che i cristiani sono attaccati,
in India. Nel nord del Paese, molte parrocchie sono state attaccate e bruciate. Ora
è il turno dello Stato del Karnataka. Il messaggio che vorrei lanciare è che, tanto
per incominciare, è necessario essere consapevoli del fatto che tutto ciò che facciamo
qui, noi cristiani non lo facciamo per “convertire” ma per favorire lo sviluppo del
Paese attraverso l’educazione delle persone. E poi chiediamo di pregare per noi, soprattutto
per i cristiani che vengono aggrediti in questo momento. (gf)