Disoccupazione, Acli: piano straordinario per i giovani
Andrea Olivero, presidente nazionale Acli "I dati sulla
disoccupazione pubblicati dall'Istat non ci sorprendono perché questa linea di tendenza
è costante da almeno due anni. Ci preoccupa quanto stia crescendo quantitativamente
la disoccupazione e quanto in Italia sia concentrata tra i giovani, con cifre superiori
alla media europea. Stiamo facendo pagare la crisi in particolare a una generazione,
buttando via le risorse più preziose per il Paese e ipotecando la prospettiva di tenuta
della coesione sociale del Paese. La riforma del lavoro a cui lavora il Governo
con le parti sociali non può essere sufficiente per invertire la tendenza. Serve un
piano straordinario per l'occupazione giovanile. Serve porre risorse economiche nuove
su questo capitolo. Il nostro sistema scolastico e formativo, rispetto a quello tedesco,
vive un deficit troppo marcato. Non riesce a portare i giovani verso quel lavoro che
c'è, ma anzi li mortifica spingendoli alla dispoccupazione.
Serve un esteso
impiego del nuovo apprendistato come strumento prevalente dell'occupazione dei giovani
che necessitano di percorsi professionalizzanti. Stage e tirocinii per avvicinare
il mondo della scuola a quello del lavoro. Un potenziamento dell'offerta di formazione
professionale. Migliorare le politiche attive per l'inserimento dei giovani nel lavoro
e per sviluppare intermediazione di manodopera. E ancora una fiscalità di vantaggio
per le imprese che assumono giovani e soprattutto per quei giovani che sviluppano
attività d'impresa. Quest'ultimi dovrebbero godere anche di un accesso al credito
agevolato.
Ma purtroppo c'è sempre un elemento ideologico ogni volta che si
parla di lavoro nel nostro Paese. Per questo nelle trattative tra parti sociali e
Governo resta lo scoglio dell'art. 18. In realtà non vedo come oggi le proposte in
campo vadano ad indebolire la prospettiva dell'art. 18. Non dobbiamo sostenere una
legge o un articolato ma un principio che è quello della stabilità del lavoro. Noi
abbiamo proposto un contratto di lavoro prevalentemente a tempo indeterminato che
possa avere maggiore flessibilità nei primi tre anni, ma questo non annulla l'art.
18. Anzi fa sì che più giovani, entrando in un percorso ordinario di lavoro con un
contratto collettivo, siano spinti verso quella forma privilegiata che è il contratto
a tempo indeterminato e quindi è garantito anche dall'art. 18. Bisogna stare attenti
a non fare delle campagne ideologiche su questo tema e rischiare poi di non tutelare
quei tantissimi giovani - la maggiorparte - che di garanzie rispetto alla stabilità
del lavoro non ne hanno proprio nessuna.
I proiettili spediti ieri al ministro
Fornero, alla Marcegaglia e ai leader sindacali ci preoocupano. Si stanno infatti
saldando tra di loro proteste che hanno obiettivi tra loro molto diversi. Quelle corporative
di soggetti che sono stati colpiti nei loro interessi a quelle di persone esasperate
che faticano ad arrivare a fine mese. Dobbiamo stare molto attenti. Pensiamo che il
Governo debba, nei prossimi mesi, dare dei segnali chiari a sostegno di quanti sono
in maggiore difficoltà, per far sì che non ci siano fronti sociali estesi che possano
ingenerare movimenti pericolosi e dare consenso a pochi sparuti estremisti che cercano
di soffiare sul fuoco. Sarebbe estremamente pericoloso perché la coesione sociale
è un punto determinante per tentare di uscire dalla crisi". (Intervista a
cura di Fabio Colagrande)