2012-01-30 09:32:02

Unità dei cristiani. Mons. Bianchi: l'ecumenismo non segna il passo


L’ecumenismo ha vissuto una prima stagione, quella post-conciliare, che ha permesso di riavvicinare la Chiesa cattolica alle altre Chiese cristiane, dopo divisioni lunghe secoli. In tempi più recenti, invece, è cominciato un periodo in cui il rapporto ecumenico trae forza dalla continuità con cui esso viene sviluppato, più ancora che dai grandi eventi. È la convinzione di mons. Mansueto Bianchi, presidente Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo della Cei che, al microfono di Luca Collodi, traccia un bilancio della recente Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani a partire dalle parole del Papa a conclusione dell'evento:RealAudioMP3

R. – Effettivamente, nell’intervento del Papa quello che colpisce, parlando della vicenda dell’unità dei cristiani e del cammino dell’unità, sono quelle che chiamerei le “virtù del quotidiano”: la pazienza, il coraggio, la generosità, la preghiera, l’impegno a riconoscere e a esprimere gli spazi di comunione possibili. Queste sono appunto le virtù del quotidiano perché, terminata – per così dire – la grande stagione dei gesti simbolici dell’ecumenismo, che frantumava e spezzava le croste di gelo durate secoli, comincia poi il cammino più quotidiano, più prosaico, in cui le difficoltà oggettive vengono messe all’ordine del giorno, si pongono sul tavolo dell’incontro, del confronto, della discussione. Questo può far sembrare che la vicenda ecumenica entri in un’impasse, entri in una specie di rallentamento o addirittura di freno, ma in realtà non è così: il cammino si fa – per così dire – più ritmato; trova un passo più quotidiano, più normale e diventa anche fatica e impegno – come dice il Santo Padre –il coraggio e la pazienza della vicenda di ogni giorno. Questo è un aspetto che nell’intervento del Papa mi ha molto colpito poiché focalizza, con molta precisione, la situazione del dialogo ecumenico in questo tempo.

D. – Mons. Bianchi, perché l’unità tra i cristiani è così importante, anche guardando al tempo corrente, alla crisi, al sociale…

R. – Perché chiese disunite, e talora chiese conflittuali, sono una controtestimonianza del Vangelo che vogliono annunciare e sono un segno contrario rispetto al progetto uomo, a quel progetto di umanità, di città, di civiltà, che ci portiamo dentro, che è ispirato al dono del Vangelo e che vogliamo cercare di far germinare, di far fiorire, di far sorgere dentro la convivenza delle persone. In una stagione di globalizzazione, la vicenda della Chiesa non può presentarsi come vicenda disarticolata, frantumata, atomizzata, men che meno come vicenda competitiva o addirittura rissosa, perché sarebbe un naufragare con i fatti quell’annuncio che noi portiamo con le parole.

D. – A che punto è questo cammino tra i cristiani? Che passi in avanti, ad oggi, sono stati fatti?

R. – E’ un dialogo sincero, un dialogo approfondito, un dialogo animato dalla buona volontà degli interlocutori e delle chiese che li sostengono e che stanno con loro e dietro di loro; ma è un dialogo che sta facendo i conti con l’oggettività delle differenze e con l’oggettività delle disunioni che esistono tra le Chiese. Quindi, al di là di quelle che sono le intenzioni, al di là di quello che è lo slancio del cuore, che è sempre importantissimo come motore della vicenda dell’unità, insieme alla preghiera e alla richiesta del dono di Dio, si stanno facendo i conti e si focalizzano quelle che sono oggettivamente le distanze. Questo naturalmente rende più faticosa, anche concettualmente, la vicenda dell’unità, ma la rende anche più realistica ed apre la possibilità di fare passi di avvicinamento che non sono – per così dire – soltanto simbolici e quindi in un certo senso spingono in avanti, anche se faticosamente e lentamente, il cammino dell’unità. (mg)







All the contents on this site are copyrighted ©.