'Non sono
né un prete-antimafia, né un eroe. Sono solo un sacerdote che fa il proprio dovere,
di fronte al male non possiamo tacere'.Così. don Ennio Stamile, parroco di
Cetraro, provincia di Cosenza, commenta alla Radio Vaticana le gravi intimidazioni
mafiose subite nei giorni scorsi. 'Queste minacce sono state una reazione alla
mia predicazione di sacerdote che, in certi casi, come insegna il Magistero sociale
della Chiesa, deve assumere i toni della denuncia. La Sollecitudo rei socialis di
Giovanni Paolo II ci ricorda che la denuncia deve seguire l'annuncio, ma fa parte
della dimensione profetica della nostra azione pastorale'. 'E' chiaro che quando vediamo
il male, soprattutto quando raggiunge livelli preoccupanti e colpisce chi è povero
e solo, come gli anziani e i disabili, noi preti non possiamo tacere. Come dice Isaia:
"Per amore del mio popolo non tacerò"'.
'Purtroppo però questa denuncia, in
alcuni ambienti di sotto-cultura e sotto-sviluppo, non viene colta come un invito
alla riflessione, alla conversione, ma come un atteggimento di sfida. Ma non mi piace
neanche che i mass-media in questi casi utilizzino etichette mediatiche, descrivendoci
come preti contro la mafia. Il prete, infatti, come il cristiano non è contro nessuno'.
'Spesso e volentieri ci vediamo attribuire delle etichette, ma i preti sono solo dalla
parte dell'uomo, non abbiamo interessi da difendere, ma solo una missione profetica
da esercitare. Mi dispiace molto perché così si rischia di offuscare l'immagine di
una regione come la Calabria fatta da uomini straordinari che fanno del bene silenziosamente,
donandosi quotidianamente, giovani e meno giovani, ad un'azione di servizio, volontariato,
soccorso dei più deboli'. 'C'è dunque una sorta di discriminazione mediatica che nasconde
la parte buona della nostra gente e ci reca danno. Mi preoccupa più questo che le
minacce che possiamo subire durante il nostro ministero pastorale. In fondo Gesù Cristo
ci ha avvertito nel suo Vangelo che saremmo stati perseguitati come lo è stato Lui
e svolgendo il nostro ministero sacerdotale non possiamo tacere'.
'Perciò non
voglio essere presentato come un prete anti-mafia, o come un eroe. Gli eroi ce li
abbiamo già avuti a Cetraro, come il consigliere comunale Gianni Lo Sardo, ucciso
dalla 'Ndrangheta, e in tutta la Calabria, politici, magistrati, sacerdoti. Oggi ci
servono persone che, con i propri limiti e le proprie debolezze, si sforzino semplicemente
di fare quotidianamente il proprio dovere, impegnandosi per il bene, la giustizia,
la legalità e la solidarietà'.
'Io predico contro l'omertà perché a volte qui
si sentono brutte espressioni. C'è chi dice che "si stava meglio quando si stava peggio",
quando c'era la "cupola 'ndrina". Purtroppo il peccato di omissione è quello che spesso
non viene denunciato da noi preti'.
'L'impegno di noi sacerdoti per la legalità
dà fastidio a chi utilizza l'usura, il pizzo, per colpire con la paura i più deboli.
A coloro che pensano che con la disonestà si possa andare avanti, che siccome in Calabria
non c'è lavoro i giovani per trovarlo si devono affidare alla 'Ndrangheta. Dà fastidio
a questo tipo di persone che qui, per fortuna, sono poche, molto poche, ve lo assicuro'.
'Dopo
le minacce ho ricevuto molti attestati di solidarietà. Ma non dobbiamo indignarci
solo quando queste intimidazioni le ricevono i preti, ma anche quando le ricevono
i consiglieri comunali, i medici, i professionisti. Altrimenti i nostri fratelli e
sorelle possono leggere in modo distorto queste dichiarazioni e percepirci come una
casta di privilegiati. L'indignazione deve essere costante, così come l'impegno per
la giustizia e la solidarietà'.
'Noi non ci possiamo fermare e non ci fermeremo.
Non ci lasciamo intimorire soprattutto perché non siamo soli. Il Signore è con noi,
ce lo dice San Paolo. Chi ci potrà mai separare dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione,
il pericolo? Assolutamente, no. Noi andiamo avanti e cerchiamo semplicemente di fare
quello che dobbiamo fare, perchè non siamo egli eroi'. (intervista a cura
di Fabio Colagrande)