India: alle elezioni nell'Uttar Pradesh, provocazioni dei nazionalisti indù
In vista delle imminenti elezioni per il rinnovo del Parlamento locale in Uttar Pradesh
(stato dell’India settentrionale), che avranno inizio il 4 febbraio, il partito nazionalista
indù “Baratiya Janata Party” (Bjp), fiancheggiatore dei gruppi estremisti indù responsabili
delle violenze sui cristiani e sulle altre minoranze religiose, infiamma gli elettori
con un “Manifesto” che, notano fonti locali dell'agenzia Fides, “strumentalizza la
religione a fini di consenso elettorale”. Il “Manifesto” del Bjp, annuncia di voler
costruire un tempio al Dio Rama nel controverso sito di Ayodhya e di voler escludere
le minoranze religiose dalla quota del 4,5% dei posti riservati alla caste più basse
nella Pubblica amministrazione. Nella campagna elettorale per le Assemblee parlamentari
locali che - dopo il voto appena tenutosi negli Stati di Manipur e Punjab - tocca
gli Stati di Uttarakhand e Uttar Pradesh (nel complesso oltre 140 milioni di cittadini),
il Bjp chiama a raccolta tutte le forze violente del “comunitarismo”, che si ispirano
all’ideologia dell’hindutva, che vorrebbe “l’India agli indù” ed è contraria a un’India
laica e tollerante. Per far leva sugli elettori, il Bjp resuscita l’annosa questione
di un terreno nella città di Ayodhya, conteso fra la comunità indù e quella musulmana.
Nel 1992, in un tragico attacco che fece oltre 2.000 morti musulmani, una folla di
militanti indù distrusse la moschea che vi sorgeva, rivendicando la antecedente presenza
di un tempio indù dedicato al Dio Rama. Dopo un ricorso legale, nel 2010 la questione
è stata congelata da un tribunale e il sito è ora diviso in tre parti. Il Manifesto
del Bjp, inoltre, annuncia la creazione di uno specifico “Ministero per le caste”,
mostrando quanto i partiti religiosi indù ancora credano nel sistema castale. I cristiani
ribadiscono di voler dare un contributo costruttivo ad un’India laica e tollerante,
che garantisca la libertà di fede e i diritti di tutti i cittadini, ma esprimono preoccupazioni
per il risorgere della violenza religiosa, opera di gruppi estremisti indù. Come riferito
a Fides, in un incontro tenutosi a Bangalore (Stato del Karnataka) – dove dall’1 all’8
febbraio si svolge anche l’Assemblea plenaria dei vescovi indiani – i leader dell’associazione
cristiana “All India Christian Council” (Aicc) hanno lanciato un nuovo allarme per
i cristiani e un appello all’unità dei fedeli “per fermare le forze del comunitarismo
settario”, chiedendo a tutti di “difendere la verità e la giustizia, facendo risplendere
la luce di Dio”. I cristiani in India, rimarca il “Catholic Secular Forum” (Csf),
altra Ong cristiana, stigmatizzano l’estremismo religioso ma rispettano profondamente
la religione induista e sono aperti al dialogo interreligioso. Lo dimostra un recente
episodio: il Csf ha criticato pubblicamente una emittente televisiva americana di
Chicago, del circuito Nbc, poiché un commentatore ha definito le divinità indù “strane”.
Il cristiani indiani invitano al rispetto di tutti i simboli religiosi e a non ferire
i sentimenti dei credenti di altre religioni. (R.P.)