I vescovi dell’Africa Occidentale: promuovere la giustizia e la pace per il bene del
continente
Promuovere la riconciliazione, la giustizia e la pace in Africa, guardando alla Chiesa
come famiglia di Dio: è questo il nucleo del Messaggio finale dei vescovi della Recowa-Cerao
(Conferenza episcopale regionale dell’Africa Occidentale), pubblicato a conclusione
della loro prima Assemblea costitutiva. La Plenaria, tenutasi a Yamoussoukro, in Costa
d’Avorio, si è conclusa ieri, dopo sei giorni di lavoro incentrati sul tema “La Chiesa,
Famiglia di Dio, nell’Africa dell’Ovest al servizio della Riconciliazione, della Giustizia
e della Pace”. Nel documento, la Recowa-Cerao si dice “determinata a superare tutte
le forme di divisione gli ostacoli presenti nella Chiesa e nella società”, in nome
“del bene comune, della sussidiarietà e della collaborazione, che sono fattori-chiave
della missione episcopale nella regione”. Una missione, si legge ancora nel documento,
che deve articolarsi sia “ad intra”, ossia nella Chiesa stessa, che “ad extra”, ovvero
al di fuori della Chiesa: “In quest’ottica, la Recowa-Cerao è pronta a promuovere
sacerdoti e consacrati più convinti ed impegnati nel loro compito”, perché “la missione
di riconciliazione, giustizia e pace deve cominciare in seno alla comunità ecclesiale”.
Centrale, quindi, “lo sviluppo di un programma tematico e pedagogico per permettere
alla Chiesa di mettere in atto il suo insegnamento sociale nelle famiglie, nelle comunità
cristiane di base, nelle scuole, nei seminari, nelle università, negli istituti superiori
e in tutti i centri pastorali cattolici nella regione”. “Gli imprenditori e i politici
cattolici – continuano i presuli – saranno formati in quest’ambito”. Quanto alla “missio
ad extra”, essa deve affrontare “le questione sociali con tutti i cristiani, gli islamici
e le religioni tradizionali africane”, nell’ottica della “solidarietà pastorale”.
Poi, lo sguardo della Chiesa occidentale africana si allarga per lanciare un appello
ai dirigenti politici, affinché “guardino il loro compito come una chiamata ad un
servizio, piuttosto che un’occasione per fare uso della forza bruta, dell’egoismo
sfrenato e della corruzione”. La Recowa-Cerao è, quindi, fortemente critica nei confronti
dell’alto tasso di criminalità e per il mancato rispetto della legge che si riscontrano
nella società locale e che “costituiscono una violazione dei diritti umani”: esortando
il governi “a far applicare la normativa sulla circolazione illegale di armi e droga”,
i presuli africani condannano le rapine, i rapimenti, gli attentati e gli atti di
terrorismo, richiedendo il loro sradicamento. Un paragrafo specifico del Messaggio
episcopale è poi rivolto ai giovani, definiti “protagonisti del cambiamento e leader
di domani”: a loro i vescovi chiedono di “restare fedeli e rispettosi della legge
e a non lasciarsi coinvolgere nella criminalità”; in particolare, i giovani cattolici
sono invitati a “partecipare attivamente ai movimenti religiosi come un mezzo per
coltivare delle profonde virtù civiche”. Altrettanta attenzione la Recowa-Cerao la
riserva alla “recrudescenza del fondamentalismo” e al “terrorismo in nome della religione”,
due “fenomeni orribili dagli effetti nefasti” che “i capi religiosi cristiani, musulmani
od esponenti delle religioni tradizionali africane” devono “condannare nettamente”,
soprattutto quando perché la religione non deve essere usata “per favorire il fanatismo,
che attenta ai diritti e alle libertà altrui”. Invitando, inoltre, le parrocchie,
le comunità di base e le diocesi ad essere “veri modelli della Chiesa-famiglia di
Dio” ed esempi “di riconciliazione, giustizia e pace”, la Chiesa occidentale africana
chiede di organizzare, in tempo di Quaresima, una Settimana di riconciliazione, poiché
“soltanto attraverso uno spirito di perdono diventiamo noi stessi strumenti di risanamento
per l’umanità”. Per tutti i Paesi della regione in cui si riscontrano violenze – come
la Nigeria, la Guinea Conakry, la Guinea Bissau e la Costa d’Avorio – i vescovi suggeriscono
uno studio attento dell’Esortazione apostolica post-sinodale ‘Africae Munus’, siglata
da Benedetto XVI nel novembre 2011, con l’obiettivo di “approfondire la missione evangelizzatrice,
così da diventare strumenti migliori di riconciliazione, giustizia e pace”. Alla popolazione
della Costa d’Avorio in particolare, Paese che ha ospitato l’Assemblea, la Recowa-Cerao
esprime la sua vicinanza, auspicando che i processi giudiziari in corso, seguiti alle
violenze post-elettorali del 2010, possano svolgersi in modo equo e giusto, così che
il Paese possa giungere ad una riconciliazione “grande, solida e duratura”, tornando
ad essere “una vetrina della democrazia in Africa”. E ancora, i vescovi dell’Africa
occidentale richiamano l’attenzione sulla lotta “all’etnocentrismo e alla xenofobia,
presenti anche in alcune parrocchie e comunità diocesane della regione”: “Non deve
esserci nessun tipo di discriminazione – ribadiscono i presuli – che sia basata sulla
fede, la razza, il genere o il censo, perché siamo tutti figli di Dio e, di conseguenza,
fratelli e sorelle”. Infine, durante i lavori, l’Assemblea ha eletto i suoi responsabili,
tra cui il presidente, l’arcivescovo di Dakar, card. Théodore-Adrien Sarr; il vicepresidente,
mons. Ignatius Kaigama, vescovo di Jos, e il segretario generale, l’ivoriano padre
Ocraviouas Yipagtou Moo. (A cura di Isabella Piro)