Violenze sulle donne in Pakistan: la testimonianza di una suora di Faisalabad
“In Pakistan le donne imparano fin dalla tenera età che gli uomini hanno il diritto
di picchiarle e maltrattarle”. A parlare è una suora pakistana, che opera in
un centro della diocesi di Faisalabad, sostenuto anche da ‘Aiuto alla Chiesa che soffre’.
La religiosa assiste ragazze, donne e perfino bambine vittime di violenza, non soltanto
in ambito familiare. Per motivi di sicurezza ha scelto di rimanere anonima, ma non
per questo tace sui casi di abusi e sulle violazioni dei diritti umani nel Paese asiatico,
proprio quando - come ha riportato nei giorni scorsi l’agenzia Fides - non cessa di
crescere il bilancio delle vittime in Pakistan per la controversa legge sulla blasfemia
e mentre le minoranze religiose continuano a soffrire per l’estremismo dilagante.
L’esperienza della suora di Faisalabad, nell’intervista di Giada Aquilino:
R. – I work
with the women in Pakistan ... Lavoro con le donne in Pakistan che necessitano
di un certo aiuto legale e, se si trovano in qualsiasi problema, noi forniamo loro
l’aiuto di cui hanno bisogno.
D. – Lei si prende cura di donne che si
trovano in quali condizioni?
R. - Mostly Christians. We don’t know how
many women ... Sono donne per la maggior parte cristiane. Non sappiamo esattamente
quante donne, perché dipende da quante persone vengono da noi. Chiunque venga, noi
l’aiutiamo. Qualche volta si tratta di donne picchiate dai loro mariti o che hanno
subito violenza domestica, qualche volta si tratta di molestie sessuali e anche di
matrimoni forzati.
D. – Che tipo di futuro aspetta le donne violentate?
R.
– Not much. There's no chance because in Pakistan ... Non un grande futuro.
Non hanno chance perché in Pakistan una volta che le persone sanno che la donna è
stata violentata, per lei poi è molto difficile trovare un marito. Soprattutto le
persone che vivono lì intorno non accettano che questa donna entri nelle loro case
come nuora. Qualche volta sono sposate a qualcuno che è lontano o è già vedovo o a
uomini in età avanzata o che non hanno figli e cercano una moglie.
D.
– Di quanti casi si è occupata?
R. – We cannot say every month ... Non
possiamo dire ogni mese, non possiamo dire ogni settimana. A volte quattro o cinque
ragazze cristiane, ma la gente non ne parla. La maggior parte delle volte si dice
alla ragazza di stare zitta, perché è un grande tabù nella nostra società e verrebbe
emarginata. A volte non lo dicono nemmeno alle madri, che nonostante siano così vicine
non sanno nulla di quello che sta accadendo alla figlia.
D. – Le donne
vittime di violenza sono spesso trattate in base alla legge sulla blasfemia. Cosa
succede?
R. – Yes, because it is ... Sì, perché se la denuncia
contro l’accusato arriva in tribunale, l’accusato o le persone a lui vicine vanno
dalla famiglia della vittima e dicono: “se voi continuate con queste accuse, noi vi
accuseremo di altri reati”.
D. – Qual è la situazione della legge sulla
blasfemia per i cristiani in Pakistan?
R. – I think the law has been
misused … Penso che la legge sia stata usata impropriamente, perché è stata
usata come arma contro i cristiani. Quindi, non è che tutti i musulmani la pensino
così, ma ci sono alcuni individui che per loro stessi usano impropriamente la legge.
Per i cristiani e per le minoranze in Pakistan è come una spada che pende sulla loro
testa costantemente. Quindi, quando siamo fuori non parliamo molto, perché qualcuno
potrebbe usare quello che diciamo contro di noi. Non c’è libertà per nessuna minoranza,
e quindi anche per i cristiani quando girano per strada.
D. – Qual è
l’impegno della Chiesa cattolica per le donne violentate?
R. – Catholic
Church is very active... La Chiesa cattolica è molto attiva. Abbiamo anche
un programma tramite il quale parliamo alle donne dei diritti umani, della dignità
femminile. La Chiesa cattolica fornisce strutture per quelle donne che sono state
picchiate o hanno subito qualsiasi altra violenza. Quindi, la Chiesa cattolica non
fornisce loro solo un aiuto, ma anche cure e un riparo. (ap)