La Chiesa del Gabon sulla Coppa d'Africa: il campo di calcio, terreno d'incontro tra
le genti del continente
Dal 21 gennaio e fino al prossimo 12 febbraio, il Gabon e la Guinea Equatoriale ospitano
la 28.ma edizione della Coppa delle Nazioni Africane, la più grande competizione internazionale
di calcio che si svolge in Africa. La Chiesa del Gabon ha diffuso un’esortazione nella
quale invita tutti a vivere questa competizione come un’occasione di incontro e di
dialogo. Lo spiega mons. Patrick Nguéma Edou, vicario generale dell’arcidiocesi
di Libreville, al microfono di Charles Le Bourgeois:
R. – Pour
nous le sport véhicule déjà une valeur de fraternité… Per noi, lo sport
in sé veicola già un valore di fraternità. Voi sapete bene come la difficoltà maggiore
nel mio Paese e nella nostra regione sia proprio il confronto con l’altro e questo
genera tensioni, conflitti, rifiuti ed esclusioni. Noi crediamo che lo sport possa
essere una reale occasione di incontro con l’altro, di scoperta dell’altro. Quindi,
questa competizione che viene ospitata dal nostro Paese rappresenta per noi un’occasione
importante per meglio conoscere l’altro e per meglio accoglierlo: per noi, il senso
dell’accoglienza è fondamentale, considerando il fatto che il nostro Paese è un grande
Paese aperto alle comunità straniere.
D. – Più precisamente, la Coppa
delle Nazioni africana cosa può portare ai Paesi partecipanti?
R. –
La Coupe d’Afrique des Nations, ça permet à un certain nombre des pays… La
Coppa delle Nazioni Africane permette a un certo numero di Paesi di mostrarsi e quindi
di valorizzarsi: una persona che viene valorizzata è una persona che poi porta positività
nel vivere insieme con gli altri… Certo, è vero che partecipando alla gara, ciascuna
squadra arriva con l’obiettivo di portare la Coppa al proprio Paese, ma come dicono
anche le Sacre Scritture alla fine della corsa c’è sempre un vincitore… Quello che
è veramente importante è l’incontro in sé. Poi, bisogna sottolineare anche che ci
sono alcune grandi squadre di calcio che non sono purtroppo presenti; sono invece
presenti squadre minori, magari trascurabili, ma è comunque un modo che ci permette
di evidenziare come ciascuno possa avere il suo posto, anche nel mondo del calcio.
D. – Nell’esortazione avete sottolineato come la responsabilità degli
sportivi nel mondo sia grande. Che cosa intendete esattamente?
R. –
La responsabilité des sportifs est grande dans le sens que tous sportifs … La
responsabilità degli sportivi è grande nel senso che per noi tutti gli sportivi diventano
in certo modo missionari, missionari della fraternità, missionari dell’amore: mettersi
in competizione con l’altro non è sinonimo di conflitto e perdere un incontro non
vuol dire rendere l’altro un nemico. Inoltre, questi sportivi hanno dei tifosi e devono
quindi comprendere che tutti quelli che guardano a loro come modelli devono poter
poi beneficiare dei valori che loro stessi veicolano. Quindi per noi, gli sportivi
hanno una missione importante proprio perché attraverso il loro modo di vivere, attraverso
il loro modo di essere, attraverso le parole, i gesti e i fatti hanno il potere di
invogliare un certo numero di persone a iniziare un cammino, che per noi è un cammino
fatto di valori umani e cristiani. (mg)