2012-01-28 14:46:05

Concluso a Ginevra l'incontro Ccee-Kek. Mons. Tomasi: cristiani uniti in Europa, no all'emarginazione della fede


A Ginevra, si è concluso ieri l’incontro del Comitato Congiunto Ccce e Kek, che riunisce, da parte Kek, i delegati delle Chiese ortodosse, protestanti, anglicane e i veterocattolici, mentre da parte Ccee i membri del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. Con l’ausilio di esperti, i lavori hanno riguardato l’analisi delle sfide poste ai cristiani dall’attuale situazione demografica, politica ed economica e sulle risposte teologiche e pastorali offerte a tali sfide. La collega della nostra redazione francese, Helene Destombes, ne ha parlato con l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore della Santa Sede all'Onu di Ginevra:

R. – I delegati del Ccee e della Kek hanno avuto come obiettivo principale quello di continuare il dialogo per creare comunione, per fare un cammino assieme in Europa, soprattutto di fronte ai nuovi sviluppi con i quali ci confrontiamo. Ci sono degli aspetti culturali, una sensibilità nuova che sta emergendo nella cultura europea, che tende a privatizzare la religione, che tende a far dominare nell’arena pubblica un’ideologia che si dice neutra, ma che di fatto impone dei criteri, delle scelte e dei modi di vivere che escludono altri sistemi di credenza, come per esempio il cristianesimo. Dall’altra parte, oltre a questa evoluzione culturale, ci sono delle situazioni pratiche, come i cambi demografici che stanno avvenendo in Europa: la presenza di minoranze che richiedono un’attenzione particolare nei rapporti tra cristiani e musulmani, rom, sinti e così via. Davanti a questo panorama di preoccupazioni, una ventina di persone si sono radunate per riflettere, parlare e ascoltare e hanno visto che bisogna, innanzitutto, trovare una maniera efficace di trasmettere la fede in vista dei cambiamenti tra generazioni; bisogna trovare il modo per condividere informazioni su come le varie tradizioni cristiane stiano affrontando questi problemi, perché trovare un’azione comune è ancora prematuro. Le diverse tradizioni hanno delle esigenze proprie, per cui camminano per la propria strada, pur tenendo conto che siamo tutti dipendenti dal messaggio evangelico e che dobbiamo cercare di orientarci nella stessa direzione. (ap)







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