Concluso a Ginevra l'incontro Ccee-Kek. Mons. Tomasi: cristiani uniti in Europa, no
all'emarginazione della fede
A Ginevra, si è concluso ieri l’incontro del Comitato Congiunto Ccce e Kek, che riunisce,
da parte Kek, i delegati delle Chiese ortodosse, protestanti, anglicane e i veterocattolici,
mentre da parte Ccee i membri del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee.
Con l’ausilio di esperti, i lavori hanno riguardato l’analisi delle sfide poste ai
cristiani dall’attuale situazione demografica, politica ed economica e sulle risposte
teologiche e pastorali offerte a tali sfide. La collega della nostra redazione francese,
Helene Destombes, ne ha parlato con l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi,
osservatore della Santa Sede all'Onu di Ginevra:
R. – I delegati del Ccee
e della Kek hanno avuto come obiettivo principale quello di continuare il dialogo
per creare comunione, per fare un cammino assieme in Europa, soprattutto di fronte
ai nuovi sviluppi con i quali ci confrontiamo. Ci sono degli aspetti culturali, una
sensibilità nuova che sta emergendo nella cultura europea, che tende a privatizzare
la religione, che tende a far dominare nell’arena pubblica un’ideologia che si dice
neutra, ma che di fatto impone dei criteri, delle scelte e dei modi di vivere che
escludono altri sistemi di credenza, come per esempio il cristianesimo. Dall’altra
parte, oltre a questa evoluzione culturale, ci sono delle situazioni pratiche, come
i cambi demografici che stanno avvenendo in Europa: la presenza di minoranze che richiedono
un’attenzione particolare nei rapporti tra cristiani e musulmani, rom, sinti e così
via. Davanti a questo panorama di preoccupazioni, una ventina di persone si sono radunate
per riflettere, parlare e ascoltare e hanno visto che bisogna, innanzitutto, trovare
una maniera efficace di trasmettere la fede in vista dei cambiamenti tra generazioni;
bisogna trovare il modo per condividere informazioni su come le varie tradizioni cristiane
stiano affrontando questi problemi, perché trovare un’azione comune è ancora prematuro.
Le diverse tradizioni hanno delle esigenze proprie, per cui camminano per la propria
strada, pur tenendo conto che siamo tutti dipendenti dal messaggio evangelico e che
dobbiamo cercare di orientarci nella stessa direzione. (ap)