Negoziati Israele-Santa Sede: “progressi sostanziali”. Le speranze di mons. Franco
“Si sono registrati progressi sostanziali su questioni significative”: è quanto afferma
un comunicato congiunto a conclusione della plenaria della Commissione Bilaterale
Permanente di Lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele che si è riunita a Gerusalemme.
Al centro dei negoziati, svoltisi “in una atmosfera aperta, amichevole e costruttiva”,
un paragrafo dell’Accordo fondamentale firmato nel 1993 e riguardante materie economiche
e fiscali. L’incontro è stato presieduto da mons. Ettore Balestrero, sotto-segretario
per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, e dal vice-ministro degli Esteri israeliano
Danny Ayalon. Era presente anche mons. Antonio Franco, nunzio apostolico in
Israele. Adriana Masotti lo ha intervistato:
R. – Ci sono
stati progressi veramente sostanziali che ci fanno sperare che in tempi ragionevolmente
brevi si possa arrivare alla conclusione di questo accordo, che tratta tutti gli aspetti
pratici della vita e dell’attività della Chiesa in Israele: quindi tasse, Luoghi santi
e rimangono soltanto poche altre questioni sulle quali dobbiamo ancora lavorare, ma
in questo spirito di trovare risposte alle problematiche concrete.
D.
– Si può dire che c’è stato un progresso anche nel clima e nella disponibilità…
R.
– Il progresso è dovuto al fatto – credo – che questi lunghi anni di negoziato ci
hanno portato ad una maggiore conoscenza reciproca e quindi direi pure ad una maggiore
fiducia. Il lavoro è stato costruttivo, l’atmosfera è stata positiva e questo perché
stiamo lavorando già da diversi mesi a quelle che sono le nostre attese, a quelle
questioni che ci stanno a cuore e che sono vitali per la vita stessa della Chiesa.
Le abbiamo presentate, abbiamo esposto le nostre ragioni, abbiamo ricevuto – diciamo
– comprensione riguardo alla necessità di dare una risposta. Abbiamo fatto quindi
progressi sostanziali.
D. – Quali sono oggi le speranze e le difficoltà
dei cristiani di Terra Santa?
R. – L’ansia, la perplessità, la difficoltà
è che questa pace non si vede vicina. Le difficoltà sono comuni - sia da parte palestinese,
sia da parte israeliana - perché della mancanza di pace soffrono tutti e due i popoli.
Quando si è poi una minoranza in luoghi in cui sono presenti già altre difficoltà,
chi si sente in minoranza incontra anche maggiori difficoltà: le difficoltà relative
alla casa, le difficoltà di movimento, le difficoltà anche relative ad un inserimento
sociale a pieno diritto. Queste sono difficoltà che vengono sperimentate, quindi,
un po’ da tutti e i cristiani ne risentono in modo particolare proprio perché sono
minoranza. (mg)