2012-01-27 15:35:13

2500 città in preghiera per la Terra Santa. L'importanza dell'evento nelle parole di padre Pizzaballa


In occasione della Quarta Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa, che si celebra questa domenica, 2500 città di tutti i continenti pregheranno per la pace e la riconciliazione nella Terra di Gesù e nel mondo. L’iniziativa, patrocinata dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace è promossa da varie organizzazioni giovanili e istituti religiosi cattolici. Sul significato profondo di questa Giornata Stefano Leszczynski ha intervistato il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:RealAudioMP3

R. – E’ importante e ci ricorda, anzitutto, qual è il primo dovere e qual è la prima cosa che dobbiamo fare, quella cioè di metterci di fronte al Signore. La pace è un dono, ma lo dobbiamo costruire noi: pace significa anche relazione positiva, serena e questa deve essere illuminata anzitutto dal rapporto con Dio.

D. – Un momento importante anche per i cristiani di Terra Santa, che spesso si sentono lontani e in stato di grave difficoltà…

R. – Purtroppo in Terra Santa di pace si parla nella preghiera, nella disanima della situazione, ma non rappresenta la realtà. Il conflitto che c’è in Terra Santa è considerato l’origine di tanti altri conflitti e quindi - per noi cristiani che siamo qui - la pace, oltre che essere un desiderio, è un dovere, un richiamo che deve partire dalla coscienza di essere – soprattutto qui – di fronte a Dio.

D. – Quest’anno assume anche un particolare carattere ecumenico questa iniziativa…

R. – Sì, è una felice coincidenza che sia preceduta da un incontro di preghiera per la pace e la riconciliazione da Gerusalemme tra tutti i cristiani, che si riuniscono di volta in volta in chiese diverse e che questa volta si ritroveranno presso la Chiesa copta-ortodossa. E questo per chi ha fede non è una coincidenza, ma è una provvidenza…

D. – Non è la prima volta che si svolge questa Giornata d’intercessione: quali frutti si sono potuti vedere in questi anni?

R. – Frutti immediati non se ne vedono, evidentemente una giornata di preghiera non produce frutti immediati, ma col tempo ci sono relazioni più serene: lo stare insieme e l’incontrarsi per pregare per qualcosa di positivo, ci fa conoscere meglio e questo crea un ambiente più sereno. Restano sicuramente tanti problemi, ma il ritrovarsi per pregare insieme per qualcosa che ci unisce – il desiderio della pace – produce sicuramente animi più sereni.

D. – I giovani sono un elemento importante in questo avvenimento: quanti sono e come partecipano a questa iniziativa?

R. – Qui i giovani partecipano molto, non sono naturalmente tantissimi: sono i giovani dei diversi gruppi di preghiera, degli oratori, delle attività che si svolgono, delle varie parrocchie, delle scuole. Anch’essi avranno momenti di preghiera durante le celebrazioni di questi giorni. Ma – ripeto - oltre alla preghiera, c’è la preparazione e quindi il parlare, perché decidere di fare quel momento di preghiera porta anche alla riflessione, al pensiero e all’impegno, della propria coscienza anzitutto per la pace e per una mentalità e una cultura di pace. (mg)







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