SUD SUDAN. Il Consiglio delle Chiese: puntare sui giovani per la pace nello Stato
di Jonglei
I giovani siano operatori di pace, in prima linea per la riconciliazione dello Stato
di Jonglei, in Sud Sudan: è la proposta lanciata dal Consiglio delle Chiese del Sudan
(SCC) – che include cattolici, ortodossi, presbiteriani e pentecostali – per porre
fine alle violenze nella regione di Jonglei. Da tempo, infatti, la zona è devastata
dagli scontri tra le comunità locali di allevatori Lou-Nuer e Murle. Le tensioni,
quasi sempre legate al controllo dell’acqua e dei pascoli, hanno provocato finora
almeno 25mila sfollati. “Senza il coinvolgimento dei giovani ed il loro senso di appartenenza
al processo di pace – scrive in una nota l’Scc – ogni tentativo di riconciliazione
è destinato a fallire”. Per questo, le Chiese sudanesi puntano il dito contro il reclutamento
dei bambini-soldato, che rischia di protrarre gli scontri “nelle prossime generazioni”.
Ribadendo che la vera pace “non è semplicemente la mancanza di conflitto”, ma “è basata
sulla dignità e l’uguaglianza tra tutte le persone, create ad immagine e somiglianza
di Dio”, l’Scc propone di lavorare alla riconciliazione del Paese su due livelli:
uno istituzionale, attraverso il quale il governo si impegnerà a provvedere alla sicurezza
e allo sviluppo della popolazione costruendo nuove strade e garantendo, grazie alla
legge, giustizia per tutti. Il secondo livello sarà, invece, portato avanti dallo
stesso Scc che “identificherà, formerà e supporterà alcuni rappresentanti delle singole
comunità del Paese, in particolare i giovani, per far sì che diventino operatori di
pace”. “Tale rete di invidui –si legge nella nota – farà da base al futuro processo
di riconciliazione anche in altri Stati del Paese”. Esprimendo, quindi, la loro preoccupazione
ed il loro cordoglio per le violenze perpetrate in Sud Sudan, le Chiese si dicono
vicine alle vittime ed alle loro famiglie: “Come nazione – scrivono – dobbiamo riscoprire
e reclamare quella pace e quell’unità che abbiamo sentito così forti durante il processo
di indipendenza”, proclamata il 9 luglio 2011. Inoltre, un appello particolare viene
rivolto all’ONU affinché continui ad impiegare i suoi peace-keepers nello Stato di
Jonglei, fornendo anche aiuti umanitari. Nelle ultime righe della nota, l’Scc si rivolge
a tutti i cittadini del Sud Sudan, chiedendo loro di “pregare per una duratura soluzione
del conflitto”. (PIRO)