Obama nel discorso sullo stato dell'Unione: "L'America oggi è più forte, ora sia più
giusta"
Il presidente Obama ha pronunciato questa notte l’atteso discorso sullo stato dell'Unione,
il terzo da quando è al timone degli Stati Uniti. Un intervento, il suo, tutto incentrato
sulla crisi economica, e con un breve ma significativo accenno alla questione nucleare
iraniana. Il servizio di Salvatore Sabatino:
“I will
not stand by when our competitors don't play by the rules!”... Una
sfida più che un discorso, per rimanere uniti, anche durante il periodo più buio che
gli Stati Uniti abbiano vissuto dal punto di vista economico. Obama guarda al futuro
con determinazione e speranza e parla di un’America più giusta, “costruita per durare”,
un Paese in cui tutti tornino ad avere le stesse opportunità, dove le regole siano
uguali per tutti, dove le imprese che creano posti di lavoro siano premiate e quelle
che delocalizzano, penalizzate. E soprattutto un Paese dove i ricchi paghino più tasse,
per investire di più in istruzione, sanità e ricerca. Un discorso bollato dai giornali
come elettorale e populista. Ma quanto si può leggere tutto questo in chiave elettorale?
Nico Perrone, docente di Storia americana presso l’Università
di Bari:
R. – Direi che il discorso di Obama è un po’ tutto elettorale
e populista, però si è poi anche visto che dopo i suoi slogan – penso agli slogan
della prima campagna elettorale – qualche cosa l’ha fatta: per esempio l’assistenza
sanitaria, che non è poco per l’America.
D. - Obama ha rispolverato
anche il glorioso slogan che lo portò alla vittoria nel 2008: “Yes we can”, affermando
che oggi gli Stati Uniti sono più forti di 4 anni fa. Ma quanto è cambiata l’America
sotto la sua presidenza?
R. – L’America è diventata realista: ha messo
da parte l’arroganza illimitata del potere ed ha imparato a fare i conti con la realtà.
Questo Obama lo sa fare molto bene e fa in modo che anche gli americani capiscano
che è necessario farlo.
D. – Una realtà - quella che ha dovuto affrontare
- comunque molto dura, con una crisi economica che ha piegato gli Stati Uniti…
R.
– La realtà è molto dura; la crisi economica è ancora più dura. Tutto sommato Obama
ha pensato, e in qualche modo lo ha fatto, di affrontare la crisi finanziaria togliendo
il di più che hanno i ricchi e non facendo pagare soltanto ai poveri, come invece
si è fatto in Europa. Questo dobbiamo ritenerlo – credo – positivo.
D.
- Infine una forte presa di posizione sull’Iran: “l'America – dice Obama – è determinata
ad impedire che ottenga l'arma nucleare, e io non tolgo alcuna opzione dal tavolo”.
Una risposta chiara a chi in questi anni lo ha accusato di essere timido in politica
estera. E’ davvero così debole?
R. – Obama non è stato debole in politica
estera: Obama è stato realista. Sa che al di là delle parole, delle minacce, al di
là dell’invito agli alleati ad essere solidali, non ha oggi i mezzi per fare grandi
cose. L’America non ha più la supremazia assoluta nel mondo: non quella militare,
perché c’è il terrorismo che fa paura pur non avendo le bombe atomiche; e non quella
economica. Obama lo ha capito e ne tiene conto. Quindi gli slogan non li mette da
parte, ma certa di dare agli slogan un contenuto relistico. (mg)