2012-01-25 14:05:52

Kenya: la Commissione giustizia e pace chiede elezioni pacifiche


Una campagna elettorale ed una votazione pacifica: è quanto chiede l’arcivescovo Zaccheus Okoth, presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale del Kenya. Il Paese africano, infatti, si prepara alle elezioni generali, le prime dopo l’approvazione della nuova Costituzione. Secondo quanto stabilito dall’Alta Corte di Nairobi, le consultazioni legislative e presidenziali si terranno a marzo del 2013, a meno che l’attuale governo di unità nazionale – formatosi nel 2008, in seguito alle violenze post-elettorali che provocarono centinaia di vittime e di sfollati – si sciolga prima della conclusione del suo mandato. Mons. Okoth è intervenuto, nei giorni scorsi a Nairobi, alla conferenza nazionale sul tema “Preparazione del Kenya verso le elezioni generali”; l’evento è stato organizzato dall’Hekima Institute, il Centro studi per la pace e le relazioni internazionali. Nel suo discorso, mons. Okoth ha invitato tutti i kenioti ad andare a votare e a vivere serenamente la campagna elettorale; alle donne, ai giovani e ai disabili il presule ha chiesto di assumere, con coraggio, ruoli di leadership, mentre ai cittadini ha lanciato un appello affinché sostengano la nuova Costituzione ed il governo delegato, senza paura. Tuttavia, il presule ha puntato il dito contro la scarsa educazione civica dei kenioti e la mancanza di informazione sull’attuazione della nuova Carta fondamentale: “L’educazione civica deve essere insegnata alla popolazione – ha detto – L’esperienza del 2008 è ancora nella memoria di molte persone e ciò ci dà l’opportunità di costruire una nazione unita”. L’arcivescovo di Kisumu ha poi messo in luce i temi principali su cui riflettere in vista delle prossime elezioni, ovvero la riconciliazione nazionale, la cittadinanza e la Carta dei diritti fondamentali; dal suo canto, la Chiesa è stata esortata a lavorare in difesa del diritto alla vita. Infine, mons. Okoth ha lanciato un appello al dialogo, esortando i leader politici a non ricorrere alla coercizione o alla corruzione, bensì a permettere elezioni libere ed eque, evitando la violenza. (I.P.)







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