Messaggio del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali: serve "ecosistema"
per equilibrare parola e silenzio
La comunicazione di oggi, dominata dalle reti digitali, è in cerca di risposte in
un’abbondanza di comunicazione che spesso genera chiasso. In questo contesto va riscoperto
il valore del silenzio e per questo “è necessario creare un ambiente propizio, quasi
una sorta di “ecosistema” che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni”.
Sono alcune delle considerazioni di Benedetto XVI contenute nel suo Messaggio per
la 46.ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che verrà celebrata in maggio.
Il Messaggio del Papa, intitolato “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”,
viene presentato questa mattina in sala Stampa Vaticana. Di seguito, il testo integrale
del documento: Cari fratelli e sorelle,
all’avvicinarsi della
Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2012, desidero condividere con voi alcune
riflessioni su un aspetto del processo umano della comunicazione che a volte è dimenticato,
pur essendo molto importante, e che oggi appare particolarmente necessario richiamare.
Si tratta del rapporto tra silenzio e parola: due momenti della comunicazione che
devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una
profonda vicinanza tra le persone. Quando parola e silenzio si escludono a vicenda,
la comunicazione si deteriora, o perché provoca un certo stordimento, o perché, al
contrario, crea un clima di freddezza; quando, invece, si integrano reciprocamente,
la comunicazione acquista valore e significato.
Il silenzio è parte
integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto.
Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il
pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci
attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona
di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno
confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio
di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena. Nel silenzio,
ad esempio, si colgono i momenti più autentici della comunicazione tra coloro che
si amano: il gesto, l’espressione del volto, il corpo come segni che manifestano la
persona. Nel silenzio parlano la gioia, le preoccupazioni, la sofferenza, che proprio
in esso trovano una forma di espressione particolarmente intensa. Dal silenzio, dunque,
deriva una comunicazione ancora più esigente, che chiama in causa la sensibilità e
quella capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura dei legami. Là
dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per
discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o accessorio. Una profonda riflessione
ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti che a prima vista sembrano
slegati tra loro, a valutare, ad analizzare i messaggi; e ciò fa sì che si possano
condividere opinioni ponderate e pertinenti, dando vita ad un’autentica conoscenza
condivisa. Per questo è necessario creare un ambiente propizio, quasi una sorta di
“ecosistema” che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni.
Gran
parte della dinamica attuale della comunicazione è orientata da domande alla ricerca
di risposte. I motori di ricerca e le reti sociali sono il punto di partenza della
comunicazione per molte persone che cercano consigli, suggerimenti, informazioni,
risposte. Ai nostri giorni, la Rete sta diventando sempre di più il luogo delle domande
e delle risposte; anzi, spesso l’uomo contemporaneo è bombardato da risposte a quesiti
che egli non si è mai posto e a bisogni che non avverte. Il silenzio è prezioso per
favorire il necessario discernimento tra i tanti stimoli e le tante risposte che riceviamo,
proprio per riconoscere e focalizzare le domande veramente importanti. Nel complesso
e variegato mondo della comunicazione emerge, comunque, l’attenzione di molti verso
le domande ultime dell’esistenza umana: chi sono? che cosa posso sapere? che cosa
devo fare? che cosa posso sperare? E’ importante accogliere le persone che formulano
questi interrogativi, aprendo la possibilità di un dialogo profondo, fatto di parola,
di confronto, ma anche di invito alla riflessione e al silenzio, che, a volte, può
essere più eloquente di una risposta affrettata e permette a chi si interroga di scendere
nel più profondo di se stesso e aprirsi a quel cammino di risposta che Dio ha iscritto
nel cuore dell’uomo.
Questo incessante flusso di domande manifesta,
in fondo, l’inquietudine dell’essere umano sempre alla ricerca di verità, piccole
o grandi, che diano senso e speranza all’esistenza. L’uomo non può accontentarsi di
un semplice e tollerante scambio di scettiche opinioni ed esperienze di vita: tutti
siamo cercatori di verità e condividiamo questo profondo anelito, tanto più nel nostro
tempo in cui “quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo
se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali” (Messaggio
per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2011).
Sono da
considerare con interesse le varie forme di siti, applicazioni e reti sociali che
possono aiutare l’uomo di oggi a vivere momenti di riflessione e di autentica domanda,
ma anche a trovare spazi di silenzio, occasioni di preghiera, meditazione o condivisione
della Parola di Dio. Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di
un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura
di coltivare la propria interiorità. Non c’è da stupirsi se, nelle diverse tradizioni
religiose, la solitudine e il silenzio siano spazi privilegiati per aiutare le persone
a ritrovare se stesse e quella Verità che dà senso a tutte le cose. Il Dio della rivelazione
biblica parla anche senza parole: “Come mostra la croce di Cristo, Dio parla anche
per mezzo del suo silenzio. Il silenzio di Dio, l’esperienza della lontananza dell’Onnipotente
e Padre è tappa decisiva nel cammino terreno del Figlio di Dio, Parola incarnata.
(…) Il silenzio di Dio prolunga le sue precedenti parole. In questi momenti oscuri
Egli parla nel mistero del suo silenzio” (Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 30 settembre
2010, 21). Nel silenzio della Croce parla l’eloquenza dell’amore di Dio vissuto sino
al dono supremo. Dopo la morte di Cristo, la terra rimane in silenzio e nel Sabato
Santo, quando “il Re dorme e il Dio fatto carne sveglia coloro che dormono da secoli”
(cfr Ufficio delle Letture del Sabato Santo), risuona la voce di Dio piena di amore
per l’umanità.
Se Dio parla all’uomo anche nel silenzio, pure l’uomo
scopre nel silenzio la possibilità di parlare con Dio e di Dio. “Abbiamo bisogno di
quel silenzio che diventa contemplazione, che ci fa entrare nel silenzio di Dio e
così arrivare al punto dove nasce la Parola, la Parola redentrice” (Omelia, S. Messa
con i Membri della Commissione Teologica Internazionale, 6 ottobre 2006). Nel parlare
della grandezza di Dio, il nostro linguaggio risulta sempre inadeguato e si apre così
lo spazio della contemplazione silenziosa. Da questa contemplazione nasce in tutta
la sua forza interiore l’urgenza della missione, la necessità imperiosa di “comunicare
ciò che abbiamo visto e udito”, affinché tutti siano in comunione con Dio (cfr 1 Gv
1,3). La contemplazione silenziosa ci fa immergere nella sorgente dell’Amore, che
ci conduce verso il nostro prossimo, per sentire il suo dolore e offrire la luce di
Cristo, il suo Messaggio di vita, il suo dono di amore totale che salva.
Nella
contemplazione silenziosa emerge poi, ancora più forte, quella Parola eterna per mezzo
della quale fu fatto il mondo, e si coglie quel disegno di salvezza che Dio realizza
attraverso parole e gesti in tutta la storia dell’umanità. Come ricorda il Concilio
Vaticano II, la Rivelazione divina si realizza con “eventi e parole intimamente connessi,
in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano
la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere
e illustrano il mistero in esse contenuto” (Dei Verbum, 2). E questo disegno di salvezza
culmina nella persona di Gesù di Nazaret, mediatore e pienezza di tutta la Rivelazione.
Egli ci ha fatto conoscere il vero Volto di Dio Padre e con la sua Croce e Risurrezione
ci ha fatti passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla libertà dei figli
di Dio. La domanda fondamentale sul senso dell’uomo trova nel Mistero di Cristo la
risposta capace di dare pace all’inquietudine del cuore umano. E’ da questo Mistero
che nasce la missione della Chiesa, ed è questo Mistero che spinge i cristiani a farsi
annunciatori di speranza e di salvezza, testimoni di quell’amore che promuove la dignità
dell’uomo e che costruisce giustizia e pace.
Parola e silenzio. Educarsi
alla comunicazione vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare,
e questo è particolarmente importante per gli agenti dell’evangelizzazione: silenzio
e parola sono entrambi elementi essenziali e integranti dell’agire comunicativo della
Chiesa, per un rinnovato annuncio di Cristo nel mondo contemporaneo. A Maria, il cui
silenzio “ascolta e fa fiorire la Parola” (Preghiera per l’Agorà dei Giovani a Loreto,
1-2 settembre 2007), affido tutta l’opera di evangelizzazione che la Chiesa compie
tramite i mezzi di comunicazione sociale.