L'Ocse denuncia: in Italia e nel mondo cresce il divario tra poveri e ricchi
I ricchi sono diventati più ricchi, i poveri sono rimasti poveri e il divario è cresciuto
a cominciare dagli anni ’90: è ciò che in sintesi emerge dal rapporto dell' Organizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo economico, Ocse, sull’aumento delle disuguaglianze
in Italia e nel mondo presentato questa mattina a Roma alla presenza del ministro
del lavoro, Fornero e del presidente dell’Istat, Giovannini. Investire in risorse
umane e sull’occupazione tra le ricette raccomandate dall’Organizzazione. Il servizio
di Adriana Masotti
In
Italia, la disuguaglianza dei redditi, è superiore alla media dei paesi, più elevata
che in Spagna, ma inferiore al Portogallo e al Regno Unito. Nel 2008, il reddito
medio del 10% più ricco degli italiani era di 49.300 euro, dieci volte superiore al
reddito medio del 10% più povero, indicando un aumento della disuguaglianza rispetto
al rapporto di 8 a 1 di metà degli anni Ottanta. L’1% piu' ricco degli italiani ha
visto la proporzione del proprio reddito aumentare dal 7% del reddito totale nel 1980
fino a quasi il 10% del 2008. Allo stesso tempo, le aliquote d'imposta sui redditi
più alti si sono quasi dimezzate. Inoltre, dal rapporto emerge che i lavoratori meglio
pagati lavorano più ore e in Italia e nella maggior parte dei Paesi Ocse la differenza
tra le ore di lavoro dei lavoratori meglio e peggio retribuiti è aumentata. Infine,
la redistribuzione attraverso i servizi pubblici, come sanità e scuola è generalmente
diminuita. Quali le misure per ridurre le diseguaglianze? Prioritarie secondo l’Ocse
sono le riforme delle politiche fiscali, per assicurare che i soggetti più abbienti
contribuiscano in giusta misura al pagamento degli oneri e quelle previdenziali; poi
bisogna investire nelle risorse umane e sull'occupazione, basta quindi con l’eccessiva
flessibilità e precarietà. Ancora l’OCSE sottolinea l’importanza del ruolo degli ammortizzatori
sociali, delle politiche di sostegno del reddito e l’offerta di servizi pubblici gratuiti.
(in ambiti quali l’istruzione, la sanità e l’assistenza alla famiglia.) In definitiva
la parola d’ordine deve essere l’equità e di equità della riforma del lavoro ha parlato
il ministro Fornero incalzata da un gruppo di precari assicurando: “i precari stanno
a cuore a tutti noi” .