La Guinea Bissau verso le elezioni presidenziali in un clima di instabilità
In Guinea Bissau, si svolgeranno il prossimo 18 marzo le elezioni presidenziali anticipate,
dovute alla morte, lo scorso 9 gennaio, del presidente Malacam Bacai Sanha. Resta
instabile la situazione del Paese, in cui a novembre si sono verificati anche disordini
militari, gli ultimi di una lunga serie. A parlarne, al microfono di Davide Maggiore,
è Intunda Na Montche, guineano, presidente dell’associazione per la cooperazione
“Sol Mansi Onlus”:
R. – E’ una
situazione dovuta alla riforma delle forze armate, ossia il pensionamento dei militari
che stanno per ritirarsi dall'attività. Questa situazione è stata causata proprio
dalla paura, da parte di questi militari, di andare in pensione senza avere una garanzia
dal punto di vista economico. Sono problemi strettamente militari, dovuti anche alla
mancanza di dialogo tra i militari stessi ed il governo, che doveva appunto garantir
loro una certa sicurezza da tale punto di vista.
D. – Intanto, il governo
centrale è sempre più debole e guadagnano potere altre realtà, anche criminali. Si
parla della Guinea Bissau come di una piattaforma per il traffico di droga verso l’Europa...
R.
– Penso che il governo della Guinea debba lavorare per poter risolvere questo problema,
dato che la comunità internazionale lancia una grave accusa contro di noi. In Guinea,
comunque, il traffico di droga non è opera dei militari: esso è proprio insito nella
società civile e questo fatto indebolisce davvero molto il nostro governo, anche dal
punto di vista internazionale. A livello locale c’è una lotta interna e quello che
deve fare adesso il Paese è cercare di ripartire politicamente per riorganizzare la
società come si deve. E’ l’unica via di uscita: la politica deve governare tutti i
fenomeni negativi. La soluzione sta nel dialogo istituzionale, un dialogo tra governo,
militari e polizia.
D. – Qual è il potere, l’influenza dei militari
nel Paese?
R. – L’influenza dei militari nel Paese è forte. E’ forte
perché, durante il processo d’indipendenza, la politica non ha mai preso in mano il
potere per regolamentare le forze armate, per far sì che esse potessero essere sotto
il controllo politico. Dato che questo non accade, nel Paese vige sempre il caos.
D.
– La comunità internazionale quale contributo può dare alla soluzione dei problemi
del Paese?
R. – Forse può dare un contributo nell’ambito economico,
per aiutare a fare le riforme della difesa e delle forze armate, risolvendo quindi
la questione della pensione dei militari. E’ l’unico aiuto che la comunità internazionale
può offrire. Del resto, siamo noi cittadini che dobbiamo riuscire a dialogare insieme
per trovare la soluzione e la via d’uscita ai nostri problemi. Quello che riusciamo
a fare internamente può essere la soluzione. Bisogna iniziare a dialogare. (vv)